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DAL “SERRAINO VULPITTA” A LAMPEDUSA QUATTORDICI ANNI DI STRAGI DI STATO

DAL “SERRAINO VULPITTA” A LAMPEDUSA QUATTORDICI ANNI DI STRAGI DI STATO FOTO DEL PRESIDIO Il ricordo resta sempre vivo. Lo sgomento per la strage di immigrati nel Centro di permanenza temporanea “Serraino Vulpitta” di Trapani si rinnova ogni anno nel … Continua a leggere

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Lampedusa. Una devastante normalità

Il cortile di una prigione, i reclusi che si devono spogliare davanti a tutti, irrorati con un tubo di benzoato di benzina. Le immagini trasmesse in prima serata dal TG2 hanno mostrato una realtà che non ha nulla di eccezionale. … Continua a leggere

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Uno dopo l’altro. Gli immigrati chiudono i CIE

L’ultimo ad essere vuotato è stato il CIE di Milano, scosso domenica dalla quinta rivolta da settembre. Ogni volta la struttura di via Corelli, appena ristrutturata, è stata danneggiata dai reclusi. Buona parte degli immigrati è stata trasferita al CIE … Continua a leggere

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Il CIE di Gradisca verso la chiusura

E’ una rivolta senza fine quella dei reclusi nel lager di Gradisca –il CIE modello– da sempre particolarmente attraversato da lotte, rivolte, fughe, tensioni, scandali.  La nuova ondata di rabbia inizia nella notte fra il 30 e il 31 ottobre: … Continua a leggere

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Bossi-Fini. Schiavi per legge

La morte di 359 migranti al largo di Lampedusa ha riaperto il dibattito sulle leggi che stabiliscono le regole per l’ingresso legale di lavoratori stranieri nel nostro paese. Il primo ministro Letta e il suo vice, nonché ministro dell’interno Alfano, … Continua a leggere

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Gradisca: reclusi sui tetti

Aggiornamenti al 02 settembre: venerdì sera nuova fuga: in una dozzina hanno tentato di scappare e in due ci sono riusciti facendo perdere le proprie tracce.  Nella notte fra sabato e domenica i reclusi sono scesi dal tetto. Ci sono … Continua a leggere

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Torino, Trapani e Modena. Cronache degli ultimi giorni

Torino. Un’estate molto calda nei CIE d’Italia. Dopo la rivolta che ha scosso il CIE di Modena venerdì 19, nella notte tra domenica 21 lunedì 22 è scoppiata una rivolta nel Cie di corso Brunelleschi. I primi segnali vengono dall’area bianca, ristrutturata … Continua a leggere

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Torino. Una piazza antirazzista

Venerdì 14 giugno, largo Saluzzo. Un’ottantina di persone hanno animato l’iniziativa antirazzista promossa dalla Cub in largo Saluzzo. All’assemblea di piazza hanno partecipato i ragazzi dell’ANPI della zona, che hanno raccontato della necessità che la memoria della Resistenza si coniughi … Continua a leggere

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Di fronte al CIE di Gradisca. Ancora.

Quello che segue è il report del presidio di sabato 1 giugno davanti al lager gradiscano che apparirà su Umanità Nova Non molliamo mai! Questo è il pensiero che mi è venuto alla fine del presidio di sabato 1 giugno … Continua a leggere

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Fatih. Gli antirazzisti non dimenticano

Sono passati cinque anni. La‎ storia di Fatih, l’immigrato tunisino morto nel CIE – allora CPT – di corso Brunelleschi nella notte del 23 maggio 2008, non la ricorda quasi più nessuno. Fatih era un immigrato tunisino senza documenti. Nella … Continua a leggere

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CIE. L’eredità del governo Monti

Il fronte del CIE è sempre caldo. Nel presentare il programma della tre giorni contro il CIE del 23-24-25 maggio a Torino, abbiamo fatto una chiacchierata con Alberto, un compagno di Trapani, dove i due CIE – uno al momento chiuso per lavori … Continua a leggere

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Il Torto e la ragione. Sui recenti fatti del CIE di Milo

Qualche volta capita che i drammi quotidiani che si consumano all’interno di un Centro di Identificazione ed Espulsione, riescano a varcare gli alti muri di queste strutture per raggiungere l’esterno e l’opinione pubblica. La notizia dell’ultimo pestaggio ai danni di … Continua a leggere

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Torino. Il CIE nella movida

Sabato 20 aprile. Pioggia e temporali concedono una breve tregua. Ci ritroviamo sotto la tettoia di piazza Madama, perché fuori ancora goccia e non è il caso di rischiare largo Saluzzo. Un po’ di cose buone da mangiare e poi … Continua a leggere

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CIE: laboratorio disciplinare

La situazione nel CIE ‬sta‭ ‬mutando.‭ ‬Dopo la lunga stagione di lotte culminata con la distruzione pressoché totale del CIE di Gradisca nel dicembre del‭ ‬2011,‭ ‬le politiche verso i CIE sono lentamente cambiate.‭ ‬I Centri sono ancora la punta … Continua a leggere

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I carabinieri, i profughi e la democrazia

“In Libia non c’era la libertà ma avevamo un lavoro, qui c’è la libertà ma niente lavoro”. Queste le parole di un giovane profugo, durante il corteo di ieri dei profughi dell’ex villaggio olimpico. Di lì ad un paio d’ore … Continua a leggere

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Migranti. Il buio oltre il filo spinato dei CIE

Per lunghi anni i governi di centro destra hanno giocato le proprie fortune sul tema del contenimento dei flussi migratori.
Entrare legalmente nel nostro paese è quasi impossibile: il meccanismo che rende clandestini è stato oliato con cura, messo al centro di una macchina tanto crudele quanto inutile.
Inutile perché il calo attuale dell’immigrazione è frutto della crisi e non della repressione.
Nell’ultima campagna elettorale il tema dell’immigrazione è pressoché scomparso, dimenticato, relegato nel limbo delle questioni che è meglio tacere.
Non conveniva parlarne al PDL e alla Lega che in tanti anni di governo hanno fallito tutti gli obiettivi dichiarati nella repressione della libertà di circolazione, non conveniva neppure al PD, la cui complicità attiva nella costruzione dell’apparato legislativo che ha imbrigliato le vite di migliaia di uomini, donne, bambini, non consentiva alcuna possibilità di smarcamento retorico, peraltro rischioso nella raccolta dei consensi. Non interessava neppure al M5S, il cui guru si è sin troppo spesso lasciato andare a dichiarazioni scopertamente razziste.
Oggi le condizioni di lavoro dei cittadini italiani, in regola con le carte, la cittadinanza, le residenza sono molto più vicine di un tempo a quelle degli immigrati, ricattati dalle leggi classiste che regolano l’ingresso nel nostro paese.
La condizione del lavoratore immigrato è stata modello per ridefinire le relazioni tra chi lavora e chi sfrutta il lavoro altrui. Oggi l’immigrato non è più un fantasma di cui avere paura, ma un poveraccio la cui condizione non è più tanto diversa dalla nostra.
La stessa macchina delle espulsioni si rivela sempre più inefficace. I CIE sono sempre meno luoghi di transito e sempre più luoghi in cui si sconta una pena che nessun tribunale ha sancito. Discariche sociali, nelle quali il fuoco della rivolta non sopisce mai del tutto.
D’altra parte dalla distruzione di Gradisca nel 2011 i governi hanno scelto la linea dura. Non ci sono più le camerate? Dormi in mensa! Non ci sono più materassi e coperte? Dormi per terra! Non ci sono più tavoli e sedie? Bivacchi sul pavimento!
Da allora le rivolte rivendicative hanno sempre più ceduto il passo alle sommosse per tentare la fuga.
Ormai, come raccontava qualche settimana fa una giovane avvocata, nel CIE di Torino “i materassi bruciano ogni notte”.
A Trapani come a Gradisca le fughe si susseguono alle fughe.

Anarres ne ha parlato con Marco Rovelli, autore di due libri sul lavoro migrante e i CIE, e con un attivista antirazzista triestino, Federico. Ascolta la diretta con Marco e quella con Federico
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Fiamme al CIE di Torino

Sabato 22 febbraio. In prima serata alcuni reclusi tentano di scappare scavalcando le grate, ma vengono ripresi dalla polizia. La reazione degli altri prigionieri non si fa attendere: alcuni salgono sui tetti, altri incendiano le camerate di alcune sezioni. La polizia spara tanti gas lacrimogeni da rendere l’aria irrespirabile anche nelle zone vicine al CIE.
Un gruppetto di solidali si raduna sotto il CIE ma viene caricato da una squadra dell’antisommossa aizzata da una delle vicine di casa del CIE, indignata per la rumorosa solidarietà degli antirazzisti. Nessun turbamento per le urla, il gas e la violenza della polizia oltre il muro.
Il giorno dopo quattro rivoltosi saranno arrestati e condotti in carcere.
Domenica 24 va a fuoco l’area gialla. 20 dei 35 reclusi sono obbligati a dormire nei locali della mensa.
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Orrori quotidiani al CIE di Torino

Stefania Gatti è un giovane avvocato, al CIE di Torino, per visitare un suo assistito.
Mentre aspetta assiste ad una deportazione. Uno uomo viene condotto nell’atrio: ha con se tutte le sue cose e sa cosa lo aspetta. E’ tranquillo, sin troppo tranquillo. Poco dopo si sentono le urla dalla stanzetta in cui è rinchiuso. Quando si apre la porta Stefania vede l’uomo coperto di sangue: si è tagliato per cercare di evitare di essere imbarcato a forza su un aereo diretto a Tunisi. La sua vita è qui, non là. Dopo la medicazione viene comunque portato via.
I poliziotti si scusano con l’avvocato per il ritardo. “Sa, queste cose qui succedono tutti i giorni”.

Orrori quotidiani. La banalità del male di fronte alla quale l’indifferenza è complicità.

Ascolta la testimonianza di Stafania Gatti: Stefania
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Pogrom di polizia ad Atene

Atene 25 aprile. Sin dalle prime ore del giorno è scattata un’ampia operazione di polizia nel centro della città.
Camionette con centinaia di uomini in assetto antisommossa hanno circondato interi isolati e hanno fatto irruzione in numerosi edifici a caccia di immigrati. Chiunque paresse straniero è stato brutalmente fermato e perquisito. Tutti gli immigrati senza documenti sono stati condotti nei nuovi centri di detenzione.
Il ministro per la difesa civile Chrysochoidis, già protagonista di numerose campagne contro gli immigrati, ha dichiarato che “Atene sarà ripulita in pochi giorni. Noi dobbiamo riappropriarci dello spazio pubblico”. Continua a leggere

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CIE di Modena. Sciopero della fame e della sete

Mercoledì 22 febbraio. I reclusi del Centro di Identificazione ed Espulsione di Modena sono in sciopero della fame e della sete da due giorni. Alla protesta partecipano tutti i 56 reclusi della struttura.
Il CIE di Modena è l’equivalente di un supercarcere per senza documenti. Le condizioni di detenzione sono peggiori che altrove, l’isolamento molto più rigido. Ormai da un paio d’anni anche in altri CIE è stato impedito agli “ospiti” di tenere i propri telefoni cellulari, a Modena non è mai stato possibile comunicare con l’esterno se non dietro stretta sorveglianza dei gestori del Centro, la Misericordia di Giovanardi, fratello gemello dell’ex ministro del PDL.
Nonostante l’isolamento questa volta le notizie sono filtrate all’esterno.
A scatenare la protesta, durissima e compatta dei prigionieri, l’inganno messo in atto dalla Questura modenese, che aveva promesso, che, nonostante il recepimento da parte del governo italiano della direttiva rimpatri, allo scadere del sesto mese di detenzione, nessuno sarebbe rimasto nel CIE.
Nei giorni scorsi diversi immigrati sono passati dal giudice di pace che ha prolungato di altri due mesi il soggiorno forzato a Modena. Chi entra in un CIE passa sempre dal giudice di pace che, di volta in volta, aggiunge due mesi a quelli iniziali.
I reclusi sono decisi a resistere finché non otterranno la libertà.

Circolano indiscrezioni su un possibile cambio della guardia nella gestione della struttura emiliana, poiché la Misericordia che l’ha in gestione sin dall’apertura, potrebbe non presentarsi per la prossima gara di appalto. La riduzione del contributo diario per ogni prigioniero renderebbe meno redditizio l’affare. Secondo le stesse fonti tra i possibili concorrenti ci sarebbe la francese Gepsa, che un anno fa sarebbe dovuta subentrare al consorzio Connecting People nella gestione del CIE di Gradisca d’Isonzo, ma per una serie non troppo chiara di inghippi amministrativi, di fatto è rimasta fuori.
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