Droga, pusher e bugie

Questo il volantino distribuito a Torino, nel popolare quartiere Barriera di Milano.

In quartiere si fanno marce contro la droga, contro chi la spaccia, contro i pusher: c’è chi chiede più polizia e chi si è messo a fare le ronde.
I giornali di estrema destra come Torino Cronaca soffiano sul fuoco, assieme a leghisti e fascisti. Sempre la stessa canzone da anni: la sicurezza. E chi non vorrebbe sentirsi sicuro?
Siamo certi che la sicurezza siano poliziotti, carabinieri, militari? Da corso Vercelli o da corso Giulio ogni dieci minuti passa una pattuglia.
L’Italia è uno dei paesi al mondo con più poliziotti. Se ci volessero i poliziotti per essere più sicuri noi saremmo il paese più sicuro del mondo. E invece no.
Vale la pena domandarsi il perché. In questi giorni a Terzigno, un paese alle falde del Vesuvio, c’erano centinaia di poliziotti armati di tutto punto, che per ore hanno caricato, picchiato, gasato la popolazione che protestava. La loro colpa? Non volere una seconda discarica dove c’è n’è già una che ha inquinato le falde acquifere e non lascia dormire nessuno per la puzza. Intanto, nelle stesse zone, protetta da sempre dal potere politico – e dalla polizia – prospera la camorra.
Lo stesso succede qui da noi. La questura fa retate in grande stile, occupa il quartiere, mette a soqquadro bar e ristoranti, ci mette anche gli elicotteri. Il giorno dopo dicono di aver fatto repulisti di spacciatori. Poi si scopre che nella rete sono finiti i poveracci: immigrati che lavorano in nero e non hanno il permesso di soggiorno, immigrati considerati criminali perché hanno perso il lavoro e, quindi, anche il permesso. Lavoratori come noi, solo più poveri e nati altrove.
Vi sentite più sicuri se deportano in Marocco il muratore Abdel, che lavora in nero e abita con la sua famiglia nella casa di fronte, vi sentite meglio se i suoi figli non hanno da mangiare? È questa la Barriera che vogliamo per noi e per i nostri figli?
È ora di dirlo chiaro. Il governo ha tutto l’interesse che il commercio delle droghe vada avanti senza intoppi. Se le droghe non fossero illegali, se non ci fosse il proibizionismo, le darebbero in ospedale a chi ne ha bisogno. I drogati non morirebbero di infezioni e overdose, la mafia non ingrasserebbe sui proventi di queste sostanze. I tossici starebbero meglio e non ce li troveremmo all’angolo della strada a strappar catenine o a puntare una siringa alla gola di qualche poveraccio che torna a casa. E i tossici sono ragazzi come tanti, che finiscono con l’entrare e uscire dalla galera, che un giorno crepano in un angolo come cani.
Vogliamo farla finita con quest’orrore? Vogliamo farla finita con la mafia e chi la protegge? Bisogna che finisca il proibizionismo.
Lo sapete che il grosso dell’eroina viene dall’Afganistan? Lì il governo fa la guerra e la chiama operazione umanitaria. Lo sapete che lì ci sono gli stessi alpini che pattugliano il nostro quartiere?
Il governo che ci riempie di polizia – e alpini – non vuole che finisca, perché se per le strade di Barriera c’è tanta droga, se i ragazzi di periferia vanno a eroina, allora diventa più facile controllarci tutti.
I poliziotti per la strada sono lì per tutti noi. Sì, tutti noi. Tutti quelli che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese, perché la crisi la pagano i lavoratori e non i padroni, che licenziano, abbassano le tutele, riducono il salario. I ragazzi oggi, quelli che lavorano, sono tutti precari senza futuro. E le scuole costano sempre di più, e i trasporti anche. La tutela della salute è per chi se la può permettere, per gli altri è una roulette russa.
I poliziotti sono lì, perché un giorno anche a Barriera, come a Terzigno, qualcuno potrebbe ribellarsi ad un ordine sociale che ci condanna a lavorare come ciuchi, mentre altri, i padroni, campano alle nostre spalle. I poliziotti servono uno Stato che garantisce con le sue leggi la disuguaglianza, il razzismo, le mafie, i padroni. I poliziotti picchiano i poveri e tutelano i potenti.
Per la sicurezza, quella vera, non servono ronde. E non servono poliziotti.
Serve una robusta spallata ad un ordine sociale basato sullo sfruttamento, serve che non cadiamo nella trappola della guerra tra poveri, prendendocela con i lavoratori stranieri, che spesso stanno peggio di noi.
La sicurezza. Sì la sicurezza. Ma quella vera non c’è se non c’è giustizia sociale.

Vogliamo parlarne? Troviamoci il giorno venerdì 29 ottobre al minigiardinetto all’angolo tra corso Vercelli e via Desana.

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