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Il Torto e la ragione. Sui recenti fatti del CIE di Milo

Qualche volta capita che i drammi quotidiani che si consumano all’interno di un Centro di Identificazione ed Espulsione, riescano a varcare gli alti muri di queste strutture per raggiungere l’esterno e l’opinione pubblica. La notizia dell’ultimo pestaggio ai danni di … Continua a leggere

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Processo agli antirazzisti torinesi primo atto

Si è svolta oggi l’udienza preliminare del processo agli antirazzisti torinesi.
Erano presenti solo sette imputati, di cui uno detenuto per antifascismo e un’altra ai domiciliari per la lotta No Tav.
Si sono costituiti parte civile i curatori fallimentari del ristorante il Cambio, il capo dei comitati spontanei razzisti Carlo Verra e la consigliera di circoscrizione del PDL Patrizia Alessi.
Gli avvocati della difesa hanno presentato alcune eccezioni di natura procedurale per mancata notifica, l’accoglimento delle quali ha portato al rinvio al 24 maggio dell’udienza.
Il mega processo che mette insieme alcuni episodi di lotta antirazzista – ma non solo – è stato spezzato in due.
In questa prima tranche sono state messe insieme alcune tra le tante manifestazioni, proteste, azioni, contestazioni che hanno – almeno in parte – attraversato il percorso dell’assemblea antirazzista torinese. Altre iniziative, dello stesso tenore e dello stesso ambito, saranno oggetto di altri procedimenti. Chiaro l’intento di prendere due piccioni con una fava giuridica.
Da un lato proporre, pur senza riproporla formalmente, la chiave associativa negata dalla cassazione, dall’altro investire gli stessi antirazzisti di una miriade di procedimenti separati, negando loro almeno il beneficio della continuità, derivante dell’accorpamento.
Si vuole ad ogni costo ottenere condanne per togliere di mezzo compagni e compagne che in questi anni hanno lottato contro le leggi razziste del nostro paese e in solidarietà ai senza carte rinchiusi nei CIE, agli immigrati/schiavi.
Non a caso il regista dell’intera operazione è il PM Padalino, noto per le sue simpatie leghiste e per proposte di stampo teneramente nazista come il rilievo delle impronte ai bambini e alle bambine rom.

L’urgenza politica e morale della lotta antirazzista va al di là della repressione che colpisce chi ha tentato di mettere sabbia nel meccanismo feroce che stritola le vite degli immigrati per tenerli sotto costante ricatto.
In questi anni è stata costruita una legislazione speciale per gli immigrati, un corpus di leggi che stabilisce che viaggiare è un reato, cercare un futuro migliore un’ambizione criminale.
Di fronte alle nuove leggi razziali ribellarsi e sostenere chi si ribella è un dovere. Ineludibile.
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Trapani. Memoria resistente

Un pomeriggio di solidarietà e di lotta, per non dimenticare.
Mercoledì 28 dicembre, decine di antirazzisti si sono radunati davanti il cancello del Centro di Identificazione ed Espulsione “Serraino Vulpitta” rispondendo all’appello per la manifestazione in ricordo della strage del 1999 e per ribadire la ferma opposizione contro le leggi razziste e l’esistenza dei centri di detenzione per immigrati.
Al “Serraino Vulpitta” ci sono attualmente 38 persone recluse, per lo più tunisini. Alcuni di questi gridavano tutta la loro rabbia per le loro speranze deluse: «Siamo scappati da una dittatura e siamo finiti dietro le sbarre. Stiamo peggio che in carcere. Noi non siamo criminali». Le condizioni sono quelle di sempre. Gli immigrati denunciano non solo la scarsa qualità del cibo, ma anche la mancanza di coperte. Nonostante la chiusura dello spazio centrale del ballatoio che dà sull’esterno, i manifestanti e gli immigrati sono riusciti a comunicare reciprocamente.

A quanto pare, il “Serraino Vulpitta” funziona come un centro di raccolta terminale per chi deve essere rimpatriato a breve. Una struttura che, nonostante la sua tragica storia e la sua fatiscenza, rimane a disposizione delle autorità come valvola di sfogo per alleggerire il nuovo CIE di contrada Milo, più grande e meno gestibile in caso di rivolte e proteste. Gli immigrati hanno annunciato la loro intenzione di intraprendere uno sciopero della fame.
Poi, gli antirazzisti si sono diretti in centro storico per raccontare quello che avevano visto e sentito.
La presenza di alcuni immigrati di origine senegalese, intervenuti durante la manifestazione, ha sollecitato l’interesse della cittadinanza mentre venivano smascherati i meccanismi delle leggi razziste e le menzogne che sono alla base del pregiudizio e dell’ostilità nei confronti degli stranieri.
A Trapani c’è chi non dimentica e non si arrende.
Coordinamento per la Pace – Trapani
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Torino. Contro pogrom razzisti e stragi fasciste

Torino. Contro pogrom razzisti e stragi fasciste
Torino 17 dicembre. Siamo alle Vallette, il quartiere popolare, che ha i suoi emblemi in quella discarica sociale che è carcere e nel nuovo stadio della Juve, dove le tensioni sociali si stemperano tra tifo e ginnastica ultrà.
In questo quartiere il 10 dicembre si è consumato un pogrom.
Una ragazzina racconta un bugia, uno stupro mai avvenuto, punta il dito su due rom, i rom che vivono in baracche fatiscenti tra le rovine della cascina della Continassa. In pochi giorni nel quartiere cominciano a girare i soliti volantini anonimi dei “cittadini indignati” che invitano a “ripulire la Continassa”.
Il corteo, in prima fila la segretaria cittadina del PD, Bragantini si dirige al campo. I rom fuggono, la polizia sta a guardare. Partono le molotov che si mangiano tutto.

Sabato 17 prima al mercato di piazza Montale, poi in quello di corso Cincinnato, c’è un volantinaggio di solidarietà con le vittime della barbarie razzista. Tanti si fermano, prendono il volantino, dichiarano solidarietà.

Nel pomeriggio l’appuntamento, organizzato da numerose associazioni antirazziste e gruppi politici, è in piazza Castello per un presidio di solidarietà con i rom della Continassa e con i due africani ammazzati da un fascista due giorni prima a Firenze.
Il presidio si trasforma in corteo spontaneo: alla testa un folto gruppo di senegalesi con due striscioni con i nomi dei due ambulanti uccisi. Tra slogan e musica il corteo si dipana per il centro.
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Parma. Contestata la manifestazione contro il “degrado”

Lunedì 12 settembre il Movimento Nuovi Consumatori aveva promosso un corteo silenzioso in Oltretorrente contro la microcriminalità ed il degrado nel quartiere. Nel documento di indizione gli organizzatori chiedevano più repressione e polizia. Proprio nell’Oltretorrente, dove già si concentrano le “attenzioni” delle forze dell’ordine verso chi ha la sola colpa di essere privo di un pezzo di carta.
Pochi giorni prima, nello stesso quartiere, un ragazzo giovanissimo era stato minacciato e provocato da un carabiniere: solo le pressioni dei compagni accorsi sul posto hanno indotto il militare a cambiare i propri programmi.
Il presidente dell’associazione, molto vicino a Claudio Cavazzini, fascista dichiarato dell’Oltretorrente, consigliere di Allenza Nazionale nel consiglio di quartiere, in prima fila contro la “maleducazione” e per il decoro urbano, sempre descritte con chiaro intento razzista, ha dichiarato che la manifestazione non sarebbe stata politica ma composta solo da cittadini.
Antirazzisti ed anarchici hanno indetto una conferenza stampa, promossa dal gruppo anarchico Cieri e dalla Rete Diritti in Casa, nella quale hanno illustrato i veri problemi del quartiere. Uno per tutti: la tolleranza verso i proprietari italiani che affittano cantine come abitazioni. I compagni hanno ribadito la volontà di smascherare cortei razzisti nascosti sotto il cappello dei cittadini contro la microcriminalità.
Poi è partito un contro corteo, cui hanno preso parte compagni e compagne di diversi gruppi, che hanno spiegato le ragioni della protesta ai tanti cittadini fermatesi ad ascoltare.
Più che espliciti gli striscioni della manifestazione dei “cittadini”: “Meno clandestini a Parma”, “Meno stranieri nell’Oltretorrente”: i fascisti Bertoli de La Destra e Cavazzini di Alleanza Nazionale hanno partecipato al corteo. In Piazza Garibaldi, hanno insultato i compagni e le compagne che si trovavano, appena fuori dalla piazza, che hanno gridato forte “fascisti! fascisti!”.
Le due manifestazioni hanno avuto molto spazio sulla stampa e sulle tv locali che, anche nei giorni precedenti, avevano dato risalto alla protesta degli antirazzisti e degli anarchici.
A fine corteo molte persone si sono avvicinate allo striscione degli antirazzisti che recitava “Sfruttatori, speculatori, razzisti è questo il vero degrado”: c’è stato un dialogo anche se con toni accesi, molti non sapevano di essere accompagnati in corteo da razzisti e fascisti dichiarati.
Due giorni dopo il presidente del movimento Nuovi Consumatori, tal Filippo Greci, ha tenuto a sottolineare che gli anarchici sono stati tutti denunciati dalla Digos.
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Rompere le gabbie cancellare le frontiere

 Parma 14 e 15 maggio 2011
Rompere le gabbie cancellare le frontiere
Incontro su immigrazione, lavoro, CIE

Se un giorno, qualcuno mi chiederà dov’ero quando imprigionavano e deportavano la gente, quando le ronde imperversavano per le strade, quando uomini e donne morivano in mare e nei cantieri, quando il filo spinato divideva i sommersi dai salvati, quando i caporali avevano i loro schiavi, vorrei poter rispondere che ero lì, con gli altri, a passare il deserto.
Se non ora quando? Se non io, chi per me?

A Parma il 14 e 15 maggio vogliamo ripercorrere la rotta degli schiavi, il loro cammino attraverso il deserto, i mercanti d’uomini, il lavoro nero, i caporali, i CIE, la deportazione.
Vogliamo altresì mettere a confronto esperienze, idee e proposte di chi, giorno dopo giorno, lotta contro il razzismo di stato e la guerra ai poveri.
Nell’auspicio che si possano tessere reti sempre più solide.

Sabato 14 aprile
ore 12,30 aperipranzo
ore 13,30/14 presentazione
ore 14,30
I nuovi schiavi. Lavoro migrante tra ricatti, violenze e lotte. Interviene Marco Rovelli
Tra trucchi e inganni, la corsa ad ostacoli per ottenere le “carte”. A proposito di flussi, sanatoria truffa, permesso a punti. Interventi di Simone Ruini e Katia Torri
Il diritto ineguale. Clandestinità, CIE, profughi, rimpatri. Intervengono Eugenio Losco e Mauro Straini
I sommersi ed i salvati nel grande gioco dei potenti. Interviene Stefano Capello
La lotta alla GFE. Voci da una lotta esemplare

Domenica 15 aprile
ore 9,30
Rompere le gabbie cancellare le frontiere. Tavola rotonda sulle prigioni per immigrati: da Torino a Gradisca, da Milano alla Sicilia, dalla Sardegna alla Gran Bretagna. Interventi di Maria Matteo, Alberto La Via, Raffaele Viezzi, Claudio Alberto, Claudia Lauvergnac, Antonio D’Errico, Roberto Bonadio.

Pranzo
ore 14
Assemblea antirazzista. Idee, proposte, iniziative.

Il coordinamento antirazzista della FAI
fai-antiracism@libero.it
faiantirazzisti@autistici.org
http://senzafrontiere.noblogs.org/

Info:
L’incontro si terrà presso il Circolo arci Matonge, via Burla 130.
Autobus numero 7, direzione carcere…
Valentina: 333 8277726; Christian: 349 5784324

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Primo Marzo a Palermo. Un’occasione perduta

Martedì primo marzo si è svolto il corteo pomeridiano, indetto dal locale Comitato organizzatore, in occasione della giornata nazionale dello sciopero dei migranti. Una mobilitazione importante che, quest’anno, è stata dedicata in tutta Italia alla memoria di Noureddine Adnane, venditore ambulante marocchino che è morto proprio a Palermo il 19 febbraio dopo essersi dato fuoco in segno di protesta per i continui e vessatori controlli alla sua bancarella da parte dei vigili urbani. Purtroppo, siamo costretti a riferire che – nonostante il forte valore simbolico di una manifestazione organizzata proprio nella città in cui Noureddine è morto – in piazza sono scese poco più di cento persone.
Pochissimi gli immigrati, pochi gli italiani, assenti tutti i sindacati. E dire che, pochi giorni prima, davvero molta gente aveva partecipato al presidio antirazzista organizzato a una settimana dalla morte di Noureddine, proprio nel punto esatto in cui il ragazzo si era cosparso di benzina mentre i vigili urbani palermitani redigevano il solito, persecutorio verbale.
Un’occasione perduta, quella del primo marzo a Palermo, che fa riflettere sull’oggettivo stato di debolezza che sta attraversando il movimento antirazzista cittadino e sullo scarso radicamento delle lotte all’interno del tessuto sociale delle comunità immigrate. C’è ancora molto lavoro da fare, e non saremo di certo noi anarchici a tirarci indietro.
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Torino. Alpino impacchettato e corteo migrante

Torino, Primo Marzo. Un enorme telo di plastica nera ha impacchettato il Totem all’Alpino. Sul tronco che ne regge il testone è stato piazzato un grosso cartello con la scritta “via gli alpini dalla città”.
Non poteva che iniziare così la giornata di lotta migrante a Torino. Gli alpini sono nelle nostre strade e nel centro di corso Brunelleschi da ormai due anni. Sono gli stessi che ammazzano in Afganistan. Sei mesi là e sei mesi qua. A fare la guerra ai poveri.
Poi si parte. Italiani e immigrati insieme per una giornata che riprende il filo rosso delle lotte dell’autunno contro la sanatoria truffa, per i documenti, contro la schiavitù del lavoro, per la chiusura dei CIE.
Sullo sfondo l’eco delle rivolte in Nordafrica, l’orgoglio dei maghrebini che si sono ripresi un pezzo di libertà, uno scampolo di futuro.
Una rivolta che sta contagiando i CIE di tutta Italia, cominciando da quello di Gradisca, che gli immigrati l’hanno demolito, stanza dopo stanza. E che è arrivata anche a Torino, dove la sera prima era andata a fuoco la sezione gialla.
In testa al corteo sul camion di apertura uno striscione rosso con la scritta “Noureddine, omicidio di Stato”. Il corteo è dedicato all’ambulante di Palermo, morto dopo una lunga agonia. Aveva le carte a posto e sperava che presto sua moglie e la sua bambina potessero venire in Italia.
Di questo sogno banale ed umano non resta più nulla. Noureddine è morto. Per una settimana, giorno dopo giorno, aveva subito i controlli dei vigili, impegnati a far rispettare i regolamenti “sul decoro urbano”. Non ne poteva più. Ha preso una tanica, si è cosparso di benzina e l’ha accesa.
Noureddine è stato ammazzato. Ammazzato dalle leggi di uno Stato che nega un futuro a chi arriva nel nostro paese sperando in una vita migliore. Ma qui trova solo sfruttamento bestiale, discriminazione, razzismo.
Anche a Torino per poco non ci è scappato il morto. In mattinata un immigrato cui era stato negato il permesso di soggiorno, si è dato fuoco nel cortile dell’Ufficio della Questura di corso Verona. Le fiamme che lo hanno avvolto sono state subito spente e lui se la caverà. Non si spegne invece la rabbia per i tanti morti da cui è segnata la pur breve storia dell’immigrazione nel nostro paese.

Il corteo percorre le strade di S. Salvario per poi dirigersi verso il centro. La gente si avvicina, prende i volantini, fa domande. Musica e interventi si alternano dai vari impianti.
In via Po compare una scritta sulla filiale dell’Unicredit “Questa banca arma Gheddafi”. Il faccione del dittatore libico è anche in testa al corteo, armato di una falce insanguinata “made in Italy”.
Si finisce in piazza Castello con gli immigrati che spingono sino al Palazzo della Regione, dove si sosta a lungo, fronteggiando quelli dell’antisommossa, mentre la piazza si riempie di musica, parole, slogan.
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Torino. La libertà in gabbia

Lunedì 14 febbraio entra nel vivo il processo contro due anarchici. L’accusa? Diffamazione e minacce nei confronti di Borghezio, europarlamentare della Lega e, per inciso, noto razzista e fascista non pentito. I fatti? Alla vigilia del 25 aprile del 2009 … Continua a leggere

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Per il pane e la libertà

Tunisia, Algeria, Marocco, Egitto, Albania. L’altro Mediterraneo, quello da dove partono le barche degli immigrati, a caccia di fortuna e di un pizzico di libertà è in rivolta.
In Tunisia la fuga del dittatore – ma la fine del sistema di potere che per decenni ha schiacciato sotto un tallone di ferro il paese ancora non si vede – è costata centinaia di morti.
Leggi il comunicato di solidarietà con le popolazioni in lotta emesso dalla Commissione di Relazioni Internazionali della FAI.

A fianco della rivolta Tunisina
Nel 1999, l’ammiraglio Fulvio Martini, già dirigente del Servizio Segreto Militare (SISMI) riferì alla Commissione Stragi del Parlamento italiano: “Negli anni 1985-1987 organizzammo una specie di colpo di Stato in Tunisia, mettendo il presidente Ben Ali a capo dello Stato, sostituendo Bourguiba (esponente di primissimo piano nella lotta di indipendenza dal colonialismo francese, NdR)”. Martini, inoltre, nel suo libro “Nome in codice: Ulisse” precisò che le direttive venivano da Craxi e da Andreotti, allora rispettivamente presidente del consiglio e ministro degli esteri.
Successivamente l’oppositore del regime dittatoriale di Ben Ali, Taoufik Ben Brik ha denunciato come i governanti italiani abbiano rinforzato il regime “rimpinguando i suoi forzieri e armando il suo braccio contro il popolo”. Non a caso fu in Tunisia che il latitante Craxi si rifugiò, riverito, protetto e seppellito, per sfuggire alle condanne inflittegli.

La rivolta e la lotta in corso in Tunisia ci appartengono, le sentiamo come nostre, sia perché sono contro un regime dittatoriale, arrogante e corrotto sia perchè nate per conquistare, non solo migliori condizioni di vita, ma anche libertà di parola e di organizzazione. Le sosteniamo in quanto espressione autonoma di esigenze popolari, sganciate da logiche di compatibilità geopolitiche.

Mentre a destra e manca si denuncia il rischio dell’anarchia, e le classi dirigenti tunisine, con i loro protettori europei, stanno cercando di piegare ed ingabbiare la protesta popolare dentro un processo elettorale, per disarmare la volontà di lotta delle masse; mentre si è costituito un governo fantoccio, di fatto controllato dagli amici e colleghi di Ben Ali per garantire la continuità del sistema di sfruttamento e di oppressione; mentre il ministro Frattini si pronuncia per la “stabilità” dell’area (ove “stabilità” sta per “ordine e disciplina”) è importante pronunciarsi e manifestare a favore del tentativo di autoemancipazione popolare e sostenere con forza la protesta e la rivolta in corso, che si sta misurando con l’esercito e le bande armate fedeli all’ex presidente, fuggito con più di una tonnellata di lingotti d’oro.

La lotta insurrezionale tunisina sta aprendo la strada ad altre lotte in Algeria, Marocco ed Egitto, innescate dagli effetti disastrosi della crisi sociale; da questa parte del Mediterraneo dobbiamo mobilitarci affinché tali lotte e rivolte non vengano stroncate da nuove dittature, preparate e sostenute dai governi europei, stroncando ogni possibile forma di paternalismo e di razzismo tendenti a separare e a contrapporre quelli che sono gli interessi comuni di ogni lavoratore e di ogni essere umano: la dignità, la libertà, la giustizia sociale.
Commissione Relazioni Internazionali FAI
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Torino. Gli immigrati alzano la testa

Sabato 27 novembre. In piazza contro la truffa della sanatoria “colf e badanti”. Ma non solo. In piazza contro l’intero mosaico normativo costruito per asservire e ricattare i lavoratori stranieri. Contro vecchi e nuovi pacchetti sicurezza, contro i CIE, contro i militari in strada, contro il permesso a punti, l’ultima trovata – ormai ai blocchi di partenza – per piazzare altre trappole sulla strada di chi emigra nel Bel Paese per afferrare un’opportunità di vita.
Il corteo – indetto dalla Rete “10 luglio antirazzista” – partito da Porta Nuova intorno alle 15 – ha attraversato le strade di S. Salvario per poi dirigersi in centro e concludersi davanti al Palazzo della Regione Piemonte.
Dietro allo striscione “Torino è antirazzista” c’erano le associazioni degli immigrati e i sindacati di base, i centri sociali e gli occupanti di case, gli studenti in lotta e i rifugiati, c’erano le formazioni nate dalla diaspora comunista. Duecento compagni e compagne hanno dato vita allo spezzone dell’anarchismo sociale aperto dallo striscione “La dignità non chiede permesso. Nostra patria è il mondo intero”. Con gli anarchici ha sfilato anche una delegazione del coordinamento immigrati di Alessandria e provincia.
Ben oltre il migliaio i partecipanti, che, negli interventi e negli slogan, hanno puntato l’indice contro una legislazione che strangola le vite degli stranieri, asservendoli al lavoro “che rende liberi”, perché solo chi ha un lavoro regolare ha il diritto legale di risiedere in Italia. Molti, troppi, sono obbligati a chinare la testa per non perdere il lavoro e, quindi, anche i documenti. Chi, invece, un lavoro regolare non c’è l’ha, vive nel limbo degli irregolari, degli apolidi di ogni tempo, sempre all’erta, sempre a rischio di essere scoperto, chiuso in un CIE e poi deportato.
Gli immigrati e gli antirazzisti lo hanno detto e gridato con forza: “è la legge che crea i clandestini”. I clandestini sono utili, utilissimi: chi dice di non volerli, chi dichiara che li getterebbe tutti a mare, in realtà non può fare a meno di loro. Costano poco e faticano tanto. Finché dura è una pacchia per i padroni che lucrano sulle vite di tutti i lavoratori. Non importa se stranieri o italiani: ai padroni interessa il colore dei soldi, non quello della pelle.
Il corteo di ieri a Torino è uno dei tanti segni, grandi e piccoli, che gli immigrati stanno alzando la testa: sono stanchi di aver paura e cominciano a pensare che è tempo di fare paura.
La strada è tanta e tutta in salita. Di questi tempi occorre puntare al cielo per restare in piedi, per porre la basi per spezzare questo sistema di oppressione sfruttamento. Continua a leggere

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Torino. “Lega=fascismo”: anarchici alla sbarra

In occasione della seconda udienza del processo che vede alla sbarra due anarchici torinesi, accusati di aver minacciato e diffamato l’europarlamentare leghista Mario Borghezio, per aver detto e scritto che Borghezio è un fascista e un razzista sono stati affissi in città i manifesti “Lega=fascismo” e “La libertà in gabbia”. Scarica qui il manifesto e qui il volantino.
L’appuntamento per tutti gli antirazzisti è giovedì 14 ottobre ore 11,30 in tribunale – corso Vittorio Emanuele 130 – aula 82 – ingresso 22 – primo piano.
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Torino. Un pomeriggio al fronte

Torino, mercoledì 6 ottobre. Sul fronte della guerra tra poveri, nel cuore di Barriera di Milano.
Ci siamo piazzati in un microgiardinetto in corso Vercelli, a due passi dall’incrocio dove veleggiano i rondisti. Striscione con “Fuori i razzisti dal quartiere. Casa per tutti!”, un altro con “no ronde”.
In zona da qualche tempo hanno fatto la loro comparsa le ronde contro lo spaccio e per la sicurezza, sostenute da leghisti e fascisti. Continua a leggere

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Torino. Contestato corteo razzista in Barriera

Torino. Contestato corteo razzista in Barriera
Il microcorteo aperto da due striscioni con la scritta “più sicurezza, zero spaccio”, sfila tra l’indifferenza dei più.
Un gruppetto di anarchici apre uno striscione con la scritta “No ronde, no razzismo”. Vengono immediatamente schierati quelli dell’antisommossa. Al passaggio dei manifestanti gli anarchici gridano forte “fuori i razzisti dal quartiere”. Continua a leggere

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