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Kyenge, la Lega e il retaggio coloniale

Le brutali dichiarazioni dell’esponente leghista Dolores Valandro, che augurava al ministro Kyenge di essere stuprata perché potesse capire cosa “provavano le vittime di stupro”, postata su un sito specializzato in “crimini degli immigrati” hanno suscitato un’indignazione indignazione tale da indurre … Continua a leggere

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I confini dell’umanità

Mentre alcuni noti esponenti della Lega Nord invocavano la violenza e la lotta armata per sparare a vista sugli immigrati, due donne sono morte annegate proprio davanti gli scogli di Pantelleria. Forse, i morti sono anche di più. Adesso quei criminali in doppiopetto saranno contenti.
Dal 1988 sono almeno quattordicimila gli immigrati che hanno perso la vita a causa della feroce impenetrabilità dei confini europei. Donne e uomini morti in fondo al mare, o nel deserto dopo essere stati deportati con voli speciali (magari proprio dall’Italia), oppure asfissiati nei tir, per superare i confini orientali.
In questa Europa circondata dal filo spinato in cui gli immigrati servono solo come clandestini da sfruttare e terrorizzare, le leggi razziste continuano a produrre orrore su orrore rendendo impraticabile ogni opportunità di vita e di libertà. Non bastavano i Centri d’Identificazione ed Espulsione, i nuovi lager della democrazia: oggi in Italia ci sono anche le tendopoli, per creare l’emergenza che non c’è, per esasperare gli immigrati calpestandone ancora la dignità, per rendere normale e giustificabile ciò che è al di fuori di ogni umanità.
Eppure, l’umanità continua a vivere nelle fughe da Kinisia, nelle proteste di Birgi per impedire la deportazione, nella rivolta di Lampedusa per rivendicare la libertà.
L’umanità continua a vivere nelle lotte per l’uguaglianza, mentre c’è chi sparerebbe su
donne e bambini stipati in un barcone.
L’umanità vive in chi si batte per la solidarietà e l’internazionalismo, contro quelli che alimentano l’odio e il razzismo.
L’umanità vive nell’impegno per la libertà di tutti contro ogni frontiera, quando c’è chi pensa solo a erigere muri.
Tu da che parte stai?
Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo” – Trapani
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Il mitra, la Lega e la sinistra

Inutile cercare di controllarlo o renderlo presentabile, il razzismo prima o poi salta fuori quando è parte essenziale della propria identità, magari in un compiacente studio televisivo di un’emittente locale, come quello di Rete Veneta.
È successo la scorsa settimana all’assessore regionale ai flussi migratori, il leghista Daniele Stival, che alla domanda su come limitare l’ondata di profughi provenienti dal Nord Africa in fiamme ha risposto che è possibile: “ci riescono pure in Grecia, Spagna e Croazia, dovremmo riuscire anche noi usando il mitra”.
Anche Casini, nel 1999, e Bossi, nel 2000, avevano delirato sulla necessità di sparare su gommoni, scafisti, clandestini, ma l’ultima (solo in ordine di tempo) sortita dell’assessore ai flussi migratori della Regione del Veneto merita qualche riflessione in più, in quanto si colloca in una fase alquanto delicata per il leghismo attraversato dalle contraddizioni esistenti tra i vertici governativi del partito e una base che sempre meno comprende la sudditanza verso Berlusconi.
Così, mentre gli “inferiori” popoli magrebini insorgono e spodestano regimi, il rude “popolo padano” deve accontentarsi di un simulacro di federalismo, ingoiando tutto quello che gli passa il padrone.
Da sempre, nei momenti critici per la sua linea politica, la Lega Nord sposta l’attenzione del proprio elettorato sulle questioni dell’immigrazione e della sicurezza, indicando e indirizzando verso i “nemici esterni” sia i problemi sociali connessi alla situazione economica che le tensioni interne al partito. Esemplare, per cinismo, il commento di Bossi secondo il quale “Il rischio immigrazione aiuta Berlusconi e anche noi”.

Esiste, anche a sinistra, un filone interpretativo della nascita e dello sviluppo del leghismo che ritiene marginale il ruolo dell’intolleranza, inizialmente soprattutto contro i “meridionali”, declinata successivamente in vera e propria xenofobia e malcelato razzismo contro i disperati di turno (albanesi, africani, cinesi, rumeni, rom, sinti…); eppure, proprio questo aspetto risulta centrale e persistente nella costruzione dell’identità padana, ben più delle varie opzioni secessioniste, autonomiste, federaliste tanto che oggi nessuno ricorda tutta la propaganda attorno alla cosiddetta devolution.
Evidentemente, riconoscere questo DNA razzista significherebbe rendere impraticabile e disgustoso ogni compromesso politico tra la Lega Nord e i partiti del centro-sinistra che invece – vedi gli ultimi ammiccamenti di Bersani sul federalismo – da tempo corteggiano e inseguono il partito di Bossi, ritenendolo un mezzo giustificato dal fine di uscire dall’incubo berlusconiano.
Eppure proprio la Lega è stata in questi anni il miglior alleato prima di Forza Italia ed ora del PdL, non solo in termini di sostegno governativo e aperta complicità, ma soprattutto nell’inventare, amplificare, trasmettere quella paura sociale fondamentale per la costruzione dell’odio verso gli invasori senzapatria e, conseguentemente, per la delega del potere all’uomo forte che difende e tutela la comunità dai nemici, per l’appunto, extracomunitari.
Fomentare l’egoismo nazionalpopolare e attivare l’odio verso gli stranieri diventa in questo modo il mezzo più semplice per produrre un’identità collettiva, immaginaria quanto interclassista, basata sulla psicosi dell’assedio contro le orde barbariche che insidiano il benessere, la sicurezza e le tradizioni dei padani, degli italiani, della civiltà europea o persino dell’Occidente cristiano.
E, dentro questo film, pure le donne vengono ridotte al ruolo di utili comparse, quando si può soffiare sul fuoco dello stupro “etnico” oppure per osteggiare le “innaturali” unioni miste, ricalcando le teorie neonaziste contro il “meticciato”.
Parallelamente, la destra ha continuato ad evocare – secondo lo schema adottato dal fascismo durante la guerra – il pericolo rappresentato dai “comunisti” ossia il nemico interno che tradisce la patria, aprendo le porte all’invasione straniera, col recondito scopo di sovvertire l’ordine e stravolgere i valori della “nostra” società.
Attorno a queste allucinazioni, è allarmante constatare il consolidamento di un blocco sociale-culturale d’impronta fascista destinato a sopravvivere anche alla caduta del berlusconismo, in quanto la logica legalitaria, lo stereotipo razziale e l’avversione verso ogni diversità ormai pervadono anche settori che per cultura egualitaria, coscienza di classe o appartenenza politica, dovrebbero riconoscere e rigettare la discriminazione comunque mascherata.
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Torino. La libertà in gabbia

Lunedì 14 febbraio entra nel vivo il processo contro due anarchici. L’accusa? Diffamazione e minacce nei confronti di Borghezio, europarlamentare della Lega e, per inciso, noto razzista e fascista non pentito. I fatti? Alla vigilia del 25 aprile del 2009 … Continua a leggere

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Brescia. “Se permesso non sarà, resteremo sempre qua”

Brescia, 14 ottobre. Oltre 500 immigrati hanno manifestato davanti al Municipio in piazza della Loggia per rispondere alle avvisaglie di sgombero del presidio permanente di via Lupi di Toscana. Il vicesindaco leghista Rolfi ha più volte insultato e minacciato gli immigrati in lotta contro la sanatoria truffa.
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CIE in Veneto. La frenata di Maroni

Padova, 14 ottobre. A Verona, l’11 giugno Maroni aveva detto che il CIE in Veneto si sarebbe fatto entro l’anno. Quattro mesi dopo, al vertice sulla sicurezza alla prefettura di Padova, fa una rapida retromarcia. “Prima della fine del 2010 sceglieremo il sito in cui sorgerà, ma il Cie nascerà nel 2011”. Maroni inoltre boccia il sito di Zelo nel Polesine, caldeggiato dall’assessore regionale alla sicurezza, Giorgetti.
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Torino. “Lega=fascismo”: anarchici alla sbarra

In occasione della seconda udienza del processo che vede alla sbarra due anarchici torinesi, accusati di aver minacciato e diffamato l’europarlamentare leghista Mario Borghezio, per aver detto e scritto che Borghezio è un fascista e un razzista sono stati affissi in città i manifesti “Lega=fascismo” e “La libertà in gabbia”. Scarica qui il manifesto e qui il volantino.
L’appuntamento per tutti gli antirazzisti è giovedì 14 ottobre ore 11,30 in tribunale – corso Vittorio Emanuele 130 – aula 82 – ingresso 22 – primo piano.
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