I confini dell’umanità

Mentre alcuni noti esponenti della Lega Nord invocavano la violenza e la lotta armata per sparare a vista sugli immigrati, due donne sono morte annegate proprio davanti gli scogli di Pantelleria. Forse, i morti sono anche di più. Adesso quei criminali in doppiopetto saranno contenti.
Dal 1988 sono almeno quattordicimila gli immigrati che hanno perso la vita a causa della feroce impenetrabilità dei confini europei. Donne e uomini morti in fondo al mare, o nel deserto dopo essere stati deportati con voli speciali (magari proprio dall’Italia), oppure asfissiati nei tir, per superare i confini orientali.
In questa Europa circondata dal filo spinato in cui gli immigrati servono solo come clandestini da sfruttare e terrorizzare, le leggi razziste continuano a produrre orrore su orrore rendendo impraticabile ogni opportunità di vita e di libertà. Non bastavano i Centri d’Identificazione ed Espulsione, i nuovi lager della democrazia: oggi in Italia ci sono anche le tendopoli, per creare l’emergenza che non c’è, per esasperare gli immigrati calpestandone ancora la dignità, per rendere normale e giustificabile ciò che è al di fuori di ogni umanità.
Eppure, l’umanità continua a vivere nelle fughe da Kinisia, nelle proteste di Birgi per impedire la deportazione, nella rivolta di Lampedusa per rivendicare la libertà.
L’umanità continua a vivere nelle lotte per l’uguaglianza, mentre c’è chi sparerebbe su donne e bambini stipati in un barcone.
L’umanità vive in chi si batte per la solidarietà e l’internazionalismo, contro quelli che alimentano l’odio e il razzismo.
L’umanità vive nell’impegno per la libertà di tutti contro ogni frontiera, quando c’è chi pensa solo a erigere muri.
Tu da che parte stai?

Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo” – Trapani

Lo dica pure, lo dica, che li hanno fatti morire
Pantelleria – “Non ci posso credere, non è possibile che sia finita così, lo dica pure, lo dica, che li hanno fatti morire. Perché non sono intervenuti subito? Li ho chiamati ieri pomeriggio (martedì per chi legge, ndr) tra le 18 e le 19 e si sono mossi dopo ore. Perché non hanno mandato due motovedette veloci e basse per poterli trasbordare? Perché sono passate oltre 15 ore prima che li soccorressero?”. Con queste parole comincia l’intervista rilasciata a Repubblica Palermo da Antonio Grimaudo, comandante del peschereccio “Cosimo Aiello” di Mazara del Vallo.

Comandante, ci spieghi cosa è accaduto.
“Quel barcone era stato avvistato da un altro peschereccio che non riusciva a comunicare, mi hanno chiamato via radio informandomi che 200 persone che erano in balia del mare senza governo. Mi hanno dato le coordinate e mi sono avvicinato, a quel punto ho chiamato Compamare Pantelleria e Compamare Palermo (le due capitaneria di Porto) ed ho avvertito che c’era un barcone in difficoltà. Erano le 16 di martedì. Mi hanno risposto che avrebbero mandato subito una nave…”.

E quando è arrivata la nave sul posto? A quante miglia eravate da Pantelleria?
“Eravamo a 22 miglia da Pantelleria, quindi relativamente vicini, dopo due ore è arrivata la nave della marina militare “Minerva” e dopo un po’ anche una motovedetta tunisina che ha illuminato il barcone e quando ha visto che a bordo erano tutti neri, se ne è andata via. Noi ci siamo allontanati un po’ da quella zona, la nave “Minerva” ci consigliava di stare lontani perché quel barcone poteva entrare in collisione con noi e con altri pescherecci che stavano pescando in quel tratto di mare”.

E poi?
“Poi prima ancora che facesse buio, ho richiamato le capitaneria di porto di Palermo e di Pantelleria, ho chiesto loro di inviare sul posto delle “Charlie Papa” (motovedette più piccole e veloci e adatte al salvataggio ed al trasbordo), mi hanno risposto che stavano partendo da Pantelleria, ma non sono mai arrivate. Ad un certo punto ho visto il barcone con quella gente a pochi metri dalla poppa del mio peschereccio, ho parlato con loro in inglese, mi chiedevano di aiutarli e gli ho risposto che i soccorsi stavano arrivando. Gli ho anche detto di puntare la prua con rotta 60 gradi. Ma quel barcone non governava, girava attorno a se stesso, avanti e indietro. Ho continuato a chiamare le capitaneria ma quelle motovedette non arrivavano mai. La “Minerva” si è messa poi accanto al barcone e tentava di dirigerlo verso Pantelleria. Poi questa mattina (ieri per chi legge) ho sentito la radio ed ho scoperto che quel barcone si era arenato ed erano morte due persone. Ma perché sono morte? Quelle persone si potevano salvare, se avessero mandato le motovedette quando le abbiamo chiamate. Il mare era buono ed in quelle condizioni si poteva effettuare il trasbordo. Invece non l’hanno fatto e quelle due povere donne sono morte….”.

Questa voce è stata pubblicata in sicilia e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.