Il Torto e la ragione. Sui recenti fatti del CIE di Milo

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Qualche volta capita che i drammi quotidiani che si consumano all’interno di un Centro di Identificazione ed Espulsione, riescano a varcare gli alti muri di queste strutture per raggiungere l’esterno e l’opinione pubblica.
La notizia dell’ultimo pestaggio ai danni di un immigrato, ampiamente documentato da un’intervista telefonica e da alcune foto facilmente reperibili su internet, viene comprensibilmente trattata con la dovuta cautela da parte degli organi di informazione locale, costretti a fare i conti anche con la versione della Questura di Trapani, secondo la quale – manco a dirlo – è stato l’immigrato ad aggredire il poliziotto, e non viceversa.
Da parte nostra, di fronte alle foto di un volto tumefatto, non abbiamo molti dubbi. Poco ci importa se la repressione violenta sia scattata in seguito a un tentativo di fuga dell’immigrato, oppure a causa di un suo scatto d’ira. Non sarebbe la prima volta, e non sarà nemmeno l’ultima, visto che la detenzione in un CIE è qualcosa di umanamente intollerabile.
Mentre c’è chi attende che si pronunci la magistratura, chiamata a decidere – proprio dall’immigrato – su come siano andati i fatti, noi ci limitiamo a esprimere la nostra solidarietà incondizionata al migrante picchiato, e non ad altri.
E questo perché i CIE – e chi dentro vi “lavora” – stanno oggettivamente, e costitutivamente, sempre dalla parte del torto.

Coordinamento per la Pace – Trapani
Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo” – Trapani

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