Venerdì 1 ottobre. Come ricorderete, pochi giorni fa, nella notte tra il 23 e il 24 settembre, ci sono stati diversi sbarchi di immigrati tunisini ed algerini sulle coste sarde.
Trasferiti nel centro di prima accoglienza di Elmas, questa mattina si sono ribellati, dando fuoco a materassi e suppellettili contro la deportazione al CIE di Gorizia.
Di seguito il comunicato comparso sul sito Aduc Immigrazione
Sabato 2 ottobre. Aggiornamento
Secondo quanto riferisce l’Unione Sarda un agente di polizia e un militare della guardia di finanza sono stati ricoverati per accertamenti. Gli algerini protagonisti della rivolta sarebbero stati comunque trasferiti al CIE di Gradisca.
1 ottobre. Il post di Aduc immigrazione
“Rivolta questa mattina all’alba nel centro di accoglienza di Elmas, alle porte di Cagliari, contro il trasferimento a Gorizia di un gruppo di immigrati algerini sbarcati in Sardegna nelle ultime settimane. Alcune decine di ospiti hanno protestato appiccando un incendio con carte, materassi e cuscini: il fumo ha invaso i corridoi al secondo piano dell’edificio occupato da circa 40 persone. Secondo quanto si è appreso, alcuni agenti sarebbero rimasti leggermente intossicati. Tutti i focolai sono stati spenti intorno alle 10 dai vigili del fuoco di Cagliari che hanno anche bonificato l’area interessata dal rogo. Attualmente sono circa un centinaio gli immigrati ospitati nel centro di Elmas.”
2 ottobre. L’articolo dell’Unione Sarda
Rissa tra extracomunitari algerini: fuoco nel Centro accoglienza di Elmas
Dopo il rogo, il primo piano dello stabile è stato evacuato da poliziotti, carabinieri e finanzieri. Nell’operazione sono rimasti feriti in due.
Alle 5 una rissa tra due gruppi di extracomunitari. Due ore dopo la rivolta, con diversi materassi dati alle fiamme e arredi danneggiati. Per spegnere l’incendio al Cpsa di Elmas sono intervenuti i vigili del fuoco. Intanto carabinieri, poliziotti e finanzieri hanno dovuto sgomberare il primo piano del centro. Un agente e un militare sono rimasti intossicati e hanno trascorso la giornata all’ospedale Santissima Trinità, tenuti in osservazione.
LA RIVOLTA Il primo allarme è scattato alle 5. Il personale che si occupa della sorveglianza del Cpsa è intervenuto per sedare una rissa tra extracomunitari. Non si conosce il motivo. Qualche spinta, calci e pugni. Poi l’arrivo dei vigilantes e dei rinforzi. Ci è voluto un po’ per riportare la calma nelle stanze. La conta degli ospiti ha permesso di verificare che nessuno degli algerini in attesa di rimpatrio fosse evaso. Altrimenti sarebbe scattato il blocco dell’aeroporto di Elmas.
IL FUOCO Quando la situazione sembrava tornata alla normalità è scattato il secondo allarme. Alle 7 alcuni extracomunitari hanno accatastato dietro la porta di un’uscita d’emergenza alcuni materassi. Poi, non si sa come, è partito l’incendio. Per domare il rogo sono dovuti arrivare dalla caserma di viale Marconi i vigili del fuoco. Intanto agenti e carabinieri hanno fatto irruzione nel lungo corridoio per evacuare le stanze. Un’operazione difficile per la presenza del fumo acre. Alla fine il bilancio, grazie all’azione delle forze di polizia, non è stato grave. I cittadini extracomunitari si sono rinfrescati: nessuno ha avuto problemi. È andata peggio a un agente e a un carabiniere accompagnati poi con le ambulanze del 118 al pronto soccorso dell’ospedale Santissima Trinità. Verranno tenuti in osservazione a causa dell’intossicazione da fumo. Si è poi proceduto alla conta dei danni: oltre ai materassi distrutti dalle fiamme, durante la rivolta sono stati danneggiati anche alcuni arredi.
IL TRASFERIMENTO Proprio ieri mattina una parte degli ospiti, una cinquantina di cittadini algerini, doveva essere trasferito nel Cie di Gorizia. L’allarme incendio ha fatto ritardare la loro partenza di alcune ore. Una volta arrivati nel centro di identificazione ed espulsione ci rimarranno un massimo di sei mesi in attesa del rimpatrio.
LA SCIA Negli ultimi mesi, nonostante gli sbarchi di clandestini siano stati poco numerosi, le rivolte e i tentativi di evasione dal centro di Elmas sono stati diversi. L’ultimo risale a lunedì 27 settembre. Tre algerini hanno provato a calarsi dalle finestre del secondo piano della struttura utilizzando le cinghie della tapparella. Le funi improvvisate sono risultate troppo corte e il balzo finale è costato caro ai tre ospiti della struttura che, scoperti dagli uomini della vigilanza, sono stati accompagnati in ospedale per accertamenti. I medici hanno assegnato a ognuno sette giorni di cure. Un mese prima, il 27 agosto, un altro tentativo di evasione. Stessa tecnica, ormai collaudata: la grata della finestra divelta, le funi degli avvolgibili delle serrande trasformate in corde e la grondaia usata come punto d’appoggio. Due algerini sono caduti rovinosamente, mentre un loro compagno era riuscito a scavalcare la recinzione. È stato bloccato pochi minuti dopo nella zona dell’eliporto. In tempo per evitare la chiusura dell’aeroporto. Il 18 agosto invece c’è stata una piccola rivolta di cittadini extracomunitari bloccata quasi sul nascere. Qualche arredo è stato danneggiato e durante l’ispezione nel centro di ieri mattina è stata trovata una finestra al primo piano parzialmente divelta. Il 16 giugno l’aeroporto di Elmas è rimasto chiuso dalle 2.30 alle 6.30 dopo l’evasione di un algerino, rintracciato poi nelle vicinanze del porto di via Roma.