Torino. Contro pogrom razzisti e stragi fasciste

Torino 17 dicembre. Siamo alle Vallette, il quartiere popolare, che ha i suoi emblemi in quella discarica sociale che è carcere e nel nuovo stadio della Juve, dove le tensioni sociali si stemperano tra tifo e ginnastica ultrà.
In questo quartiere il 10 dicembre si è consumato un pogrom.
Una ragazzina racconta un bugia, uno stupro mai avvenuto, punta il dito su due rom, i rom che vivono in baracche fatiscenti tra le rovine della cascina della Continassa. In pochi giorni nel quartiere cominciano a girare i soliti volantini anonimi dei “cittadini indignati” che invitano a “ripulire la Continassa”.
Il corteo, in prima fila la segretaria cittadina del PD, Bragantini si dirige al campo. I rom fuggono, la polizia sta a guardare. Partono le molotov che si mangiano tutto.
Sabato 17 al mercato di piazza Montale, e in quello di corso Cincinnato, c’è un volantinaggio di solidarietà con le vittime della barbarie razzista. Tanti si fermano, prendono il volantino, dichiarano solidarietà.
Nel pomeriggio l’appuntamento, organizzato da numerose associazioni antirazziste e gruppi politici, è in piazza Castello per un presidio di solidarietà con i rom della Continassa e con i due africani ammazzati da un fascista due giorni prima a Firenze.
Il presidio si trasforma in corteo spontaneo: alla testa un folto gruppo di senegalesi con due striscioni con i nomi dei due ambulanti uccisi. Tra slogan e musica il corteo si dipana per il centro.
Sul pogrom di Torino ascolta l’intervista a Karim Metref su radio Blackout

Sulle persecuzioni contro i rom, dal “porraimos nazista ai pogrom democratici” ascolta l’intervista a Marco Rossi su radio Blackout

Di seguito il volantino diffuso in piazza dalla FAI torinese:
Provate ad immaginare. Siete a casa vostra dopo una giornata di lavoro. La paga è bassa, gli straordinari sono diventati un obbligo, la cassa integrazione una routine, la sicurezza un miraggio. È il lavoro ai tempi della crisi, la crisi che governo e padroni sono decisi a far pagare alla povera gente. State preparandovi alla cena o state giocando con i vostri figli.
All’improvviso sentite il rombo rabbioso di una folla che urla minacciosa. Ce l’hanno con tutti quelli che vivono nel vostro stesso isolato, vogliono fare “pulizia”. Dicono che qualcuno in zona ha stuprato una ragazza.
Fate fatica a capire perché tutta quella gente ce l’abbia con voi, che vivete la vostra vita e non avete mai fatto male a nessuno.
Non potete crederci. Poi vedete le molotov, udite il fragore delle bombe carta. Il sapore della paura vi sale alla gola: afferrate i vostri bambini e andate via di corsa senza prendere niente.
Quando la furia si placa la vostra casa non c’è più. Solo macerie.

Vi sembra impossibile? Eppure è successo, è successo in questa vostra città. Poi si è scoperto che lo stupro era la bugia di una ragazzina che ha paura di una famiglia che le nega la libertà di amare il suo ragazzo
Un pogrom razzista si è consumato a due passi da casa vostra. Lo striscione con scritto “no al razzismo, sì alla giustizia” non assolve nessuno, tantomeno la presidente della Circoscrizione e segretaria dei Democratici torinesi, Bragantini, che ha preso le distanze ma quella sera era in prima fila. Con lei tanta “brava gente” accecata dall’odio razzista.
Se foste nati in una baracca di lamiera dentro una cascina diroccata il sapore della paura lo avreste sentito già nel latte di vostra madre. È il destino dei poveri.
Quando si punta il dito su un intero popolo, quando tutti sono colpevoli perché due sono sospettati di aver stuprato una ragazza, il passo successivo sono le deportazioni, i lager, le camere a gas. La pulizia etnica. Se sei diverso e povero la tua vita diventa sempre più difficile.
Fassino, dopo le doglianze di facciata, non trova niente di meglio puntare il dito contro i rom, promettendo sgomberi e controlli. Dopo i razzisti con le molotov, è il turno del Comune.

A Firenze due ambulanti senegalesi sono uccisi, altri tre feriti, mentre facevano il loro lavoro.
Dicono che l’assassino era un uomo triste, solo, depresso. Il solito matto. Peccato che il “matto” fosse un fascista dichiarato, un antisemita che negava i lager e le camere a gas. La polizia di Stato, tanto per non sbagliare, ha caricato un corteo di immigrati e antirazzisti che protestava contro la strage fascista.

Da anni i pogrom incendiano l’Italia. Bruciano le baracche dei rom e corrodono la coscienza civile di tanti. Qualcuno agisce, tanti, troppi, plaudono silenti e rancorosi, convinti che saranno più sicuri. Al riparo dalla povertà degli ultimi, di quelli che non si lavano perché non hanno acqua neppure per bere, di quelli che di rado lavorano, perché nessuno li vuole, di quelli che vanno a scuola pochi mesi, tra uno sgombero di polizia ed un rogo razzista.
Forse pensate che a voi non capiterà mai. Provate ad immaginare. Un giorno il padrone vi licenzia, la banca si prende la casa, la strada inghiotte voi e i vostri figli.
Sarà il vostro turno. Ma allora non ci sarà più nessuno capace di indignazione, capace di rivolta.

Provate a ricordare. Torino ha saputo in altri tempi rovesciare il fronte della guerra tra poveri, del razzismo verso gli immigrati meridionali.
Nelle lotte per la case e per le scuole, per i trasporti e per i servizi, per il salario e la riduzione di orario, la gente, quella nata qua e quella nata altrove, si è riconosciuta parte della stessa razza, la razza di chi lotta per un mondo di libertà e uguaglianza. Padroni e governo hanno condotto una guerra feroce per piegare e disciplinare le nostre periferie. Libertà e tutele sono andate in fumo.
Oggi il lavoro che ricatta la vita di tutti è una catena di schiavitù per gli stranieri, obbligati dalle leggi razziste ad accettare paghe da fame, orari impossibili per non rischiare di perdere il permesso di soggiorno. Se i lavoratori italiani e quelli stranieri troveranno il ritmo di una lotta comune contro chi si fa ricco lucrando sulle loro vite, la paura cambierà finalmente di campo.
Il nemico, quello vero, è il padrone che sfrutta, è il politico che decide per noi, che punta sulla guerra tra poveri per garantirsi la pace sociale.
Cerchiamo insieme di costruire un futuro diverso da questo presente di incubo.

Per info e contatti:
Federazione Anarchica Torino
Corso Palermo 46 – ogni giovedì dalle 21
338 6594361 fai_to@inrete.it

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