Venerdì 5 aprile. Un megafonino made in China da quattro euro, un mucchio di volantini, la samba armata di tamburi, un pink controllore che distribuisce biglietti, una piccola pattuglia di compagni in black and rose gli ingredienti di un pomeriggio di informazione e lotta lungo i binari della linea 4. Lì da oltre un anno la GTT ha messo i controllori per impedire a chi non ha soldi di viaggiare gratis.
“Signori e signore, buon giorno! Oggi paga Fassino! Con i soldi delle Olimpiadi, con quelli regalati alle banche e alle imprese. Qualche mese fa hanno ridotto le corse e aumentato il biglietto, in questi giorni hanno deciso di diminuire ancora le corse e aumentare il biglietto! Tra trent’anni i vostri nipoti potranno andare da Torino a Lione in sole tre ore! Che importa se oggi noi andiamo a piedi!”.
Dopo quet’indroduzione tra tamburi e slogan si va per il 4, mentre il controllore comincia ad agitarsi. I più timidi si limitano a afferrare il telefonino, altri gridano a gran voce e minacciano, prima o poi tutti decidono di bloccare il tram. Chiaro lo scopo di dissipare i sorrisi della gente che per lo più plaude e fa cenni di approvazione. Qualcuno persino si unisce al coro di “io il biglietto non lo pago!” “ridi in faccia al controllore!”.
In un caso il controllore viene seguito da un corteo di tamburi, in un altro intrattenuto da una lunga chiacchierata. Intanto la gente sale e scende e se la ride.
A Porta Palazzo incrociamo i vigili urbani: anche a loro è rivolto l’invito a lasciar stare i poveri senza biglietto, gli immigrati senza carte, tutti quelli che la crisi gli mangia la vita ogni giorno.
Di seguito il volantino distribuito sul tram.
Basta pagare il biglietto! Basta controlli e telecamere! Via i controllori dai tram!
Il governo dice che non ci sono soldi.
Mente. I soldi per le guerre, per le armi, per le grandi opere inutili li trovano sempre. Da anni aumenta la spesa bellica e si moltiplicano i tagli per ospedali, trasporti locali, scuole.
Nell’ultimo anno il governo in Piemonte ha diminuito la spesa per i trasporti di ben 9 milioni di euro. Hanno ridotto gli autobus, tagliato corse di treni per i pendolari, eliminato intere linee.
Non vogliono spendere per migliorare le nostre vite, perché preferiscono investire in telecamere e polizia. Hanno diminuito le corse, hanno aumentato il biglietto, ma sui tram hanno messo guardie, controllori e occhi elettronici.
Ogni giorno su tram e autobus va in scena la guerra ai poveri, a chi non ce la fa a pagare il biglietto, a chi lavora in nero e non ha le carte in regola, a chi fa fatica a mettere insieme il pranzo e la cena.
Chi viaggia sui mezzi pubblici deve fare i conti con il sovraffollamento, le attese estenuanti, i controlli ossessivi.
Chi non ha il biglietto e nemmeno i documenti, viene consegnato alla polizia. Gli stranieri senza permesso possono perdere la loro libertà ogni volta che prendono un autobus.
Nel nostro paese un immigrato senza lavoro regolare è un clandestino, un senza carte che rischia la reclusione in un CIE per un anno e mezzo.
Mettere i bastoni tra le ruote a controllori e bigliettai è possibile: insieme possiamo piazzarci di traverso, organizzando la resistenza e la solidarietà.
Le misure anticrisi dei vari governi ci stanno strangolando tutti.
Da anni il lavoro è diventato una roulette russa: i lavori precari, malpagati, pericolosi, in nero sono diventati la regola per tutti.
Chi si fa ricco con il lavoro altrui non guarda in faccia nessuno.
Sperano di cavarsela soffiando sul fuoco della guerra tra poveri, tra italiani ed immigrati, ma è chiaro a tutti che per i padroni quello che conta è il colore dei soldi, non quello della pelle. O si lotta e si resiste insieme o insieme si perde.
È tempo che la crisi la paghino i padroni, i governanti, i politici di mestiere che ci chiedono una delega in bianco ogni cinque anni.
Possiamo fare a meno di loro.
Ti ricordi di Fatih?
Antirazzisti contro la repressione
tratto da Anarresinfo.noblogs.org