Trieste: 25 giugno in piazza contro la sanatoria-truffa

 

Sabato 25 giugno siamo scesi nuovamente in piazza, in una manifestazione organizzata dal comitato Primo Marzo di Trieste, per due motivi: festeggiare la positiva conclusione di una battaglia durata due anni e, allo stesso tempo, rimarcare il fatto che quella battaglia non è ancora del tutto finita, anzi. Stiamo parlando della vicenda della “sanatoria-truffa”, che dopo quasi due è giunta ad una svolta.

Infatti una recente sentenza del Consiglio di Stato ha dato ragione a tutti coloro che hanno fatto ricorso contro il rigetto, da parte della Prefettura, delle proprie domande di emersione dalla clandestinità a causa di un articolo inserito nella legge Bossi-Fini (art. 14 comma 5ter, ovvero non aver ottemperato all’ordine di lasciare il paese, a cui può essere condannato chi ha già ricevuto almeno un decreto di espulsione e viene fermato ancora). Il merito di questa vittoria va in primo luogo agli avvocati che, spesso senza compenso o solo con sottoscrizioni, hanno condotto i ricorsi, ma anche alle tante persone solidali che hanno sostenuto con tutti i mezzi questa lotta di dignità. Ma non è ancora finita, perché Il Ministero dell’Interno sta provando a lasciar passare più tempo possibile, giocando di fatto sulla vita di migliaia di persone. Il 25 giugno si sono tenute manifestazioni e presidi in molte città italiane, per pretendere dal governo la chiusura definitiva di questa brutta faccenda. A Trieste abbiamo passato il pomeriggio occupando una parte di Piazza Sant’Antonio con banchetti e cartelloni sulla sanatoria-truffa, ma anche sui CIE, sui respingimenti, sul lavoro migrante e sui tanti diritti ancora negati agli stranieri in questo paese. Sono stati distribuiti centinaia di volantini e fatti diversi interventi al microfono, anche per ricordare la vicenda che vede coinvolti i lavoratori della GFE di Reggio Emilia.

I compagni e le compagne del Gruppo Anarchico Germinal erano presenti in piazza con un banchetto e con la distribuzione del volantino che segue:

SENZA CONFINI NIENTE CLANDESTINI…

..E FORSE LE GRU NON SERVIRANNO PIU’

Dopo quasi due anni di ricorsi, manifestazioni, appelli, presidi, conferenze stampa e altre iniziative la vertenza per la sanatoria-truffa è andata in porto positivamente. O almeno così dovrebbe essere, dal momento che una sentenza del Consiglio di Stato ha definitivamente riconosciuto le ragioni dei ricorrenti.  Resta però il fatto che a quasi due anni di distanza, ancora si tergiversa e ancora decine di persone sono in attesa di ricevere il loro permesso di soggiorno.

Grazie alle mobilitazioni in varie città (dalle coraggiose lotte sulla gru a Brescia e sulla torre a Milano, a Torino, Bologna, Reggio Emilia, Massa e non ultima Trieste) l’ennesimo caso di sopraffazione e arroganza statale è diventato di  pubblico dominio e perciò una fastidiosa gatta da pelare per il governo. Sul piano legale, ad essere risolutiva è stata indubbiamente una sentenza, e nessuno disconosce i meriti e l’impegno dei tanti avvocati e giuristi solidali che si sono messi a disposizione. Ma sono state le reti dei lavoratori, dei datori di lavoro e  delle realtà antirazziste,  che hanno permesso di costituire un fronte comune, impedendo tanto il silenzio sulla vicenda quanto la repressione alla spicciolata nei confronti dei singoli lavoratori. Scendere continuamente in piazza, fare controinformazione, affollare le udienze nei vari tribunali, correre fuori dal CIE per cercare di fermare le espulsioni non sono “solo” dimostrazioni di solidarietà ma atti concreti, parti importanti di una mobilitazione ampia e articolata che ha permesso di raggiungere dei rapporti di forza con Prefetture, Questure e Ministero tali da rendere difficoltosa e spesso impedire nei fatti l’espulsione di chi era incappato nella sanatoria-truffa.

Forse queste possono sembrare solo parole, ma proprio quanto accaduto in città ci mostra che non è così. Primo intento della Questura era chiaramente quello di espellere direttamente e in barba ad ogni procedura formale tutti i lavoratori coinvolti. In un caso, purtroppo la trappola è riuscita, ma ogni successivo tentativo è stato bloccato. E questo solo grazie alla costante denuncia pubblica e alla continua vigilanza di avvocati e persone solidali, che si son trovati ad accorrere di giorno e di notte, con palese stupore e irritazione dei funzionari, ben poco abituati a tutto ciò.

 

Non è possibile scindere questa singola vicenda dalle cause che l’hanno generata, ovvero le politiche discriminatorie dei vari governi di destra e di sinistra, che hanno costituito un corpus legislativo razzista, culminato con il pacchetto sicurezza. Come si è evidenziato in questa occasione,  la “legalità“ e il “rispetto delle leggi” non sono affatto una garanzia sufficiente: decreti, circolari e normative vengono fatte, rifatte, modificate, interpretate, disconosciute, inventate o cancellate a seconda delle necessità dello Stato, degli apparati repressivi e spesso per ragioni di mera propaganda, in barba a qualsiasi logica, buon senso o rispetto dei diritti. Del resto sono le leggi dello Stato che creano la clandestinità e con essa tutto il carico di iniquità e sopraffazione che ne consegue.

Non a caso in questi lunghi mesi la lotta contro la sanatoria-truffa è andata di pari passo con la denuncia del perverso legame fra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, la lotta contro i moderni campi di internamento chiamati CIE, l’opposizione al razzismo istituzionale e nella società.

Abbiamo partecipato a questa esperienza non solo per un dovuto e necessario moto di solidarietà ma anche perché pensiamo che opporsi è possibile.

 

Siamo infatti convinti che contro il razzismo di Stato non basta la testimonianza, non basta l’indignazione. Bisogna agire in prima persona: contrastare retate e deportazioni, rifiutare ronde e militari in strada, sostenere chi lotta nei CIE, chi sciopera contro la schiavitù legale, chi cerca di scavalcare i muri e buttare giù le barriere.

Tutte queste lotte, vertenze, conflitti non ruotano solo intorno alla sfera dei diritti individuali e collettivi ma crediamo rimandino a quelli che sono per noi principi e obiettivi fondamentali: l’abbattimento dei confini e degli Stati e la totale libertà di circolazione ovunque per ogni donna e uomo di questo pianeta.

Gruppo Anarchico Germinal

Per contattare il Comitato Primo Marzo:
http://primomarzotrieste.blogspot.com
primomarzo2010trieste@gmail.com

Altre foto su www.info-action.net

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