Le lotte degli immigrati nei CIE finiscono spesso in tribunale. Il 18 ottobre è entrato nel vivo il processo contro sei immigrati per la rivolta di luglio al CIE di corso Brunelleschi.
Lo stesso giorno è toccato ad altri due prigionieri del CIE, arrestati dopo la protesta del 17 agosto.
Di seguito una breve cronaca.
Lunedì 18 ottobre. Ore 10 aula 42.
Tradotti dal carcere delle Vallette, sono oggi alla sbarra sei “clandestini”.
In lotta contro le deportazioni di massa verso la Tunisia, il 14 luglio gli immigrati della sezione bianca del CIE diedero fuoco a materassi e suppellettili, rendendo inagibile la sezione.
Nel processo a loro carico, con rito abbreviato e a porte chiuse, il PM ha chiesto pene comprese tra l’anno e mezzo e i due anni e otto mesi. La vendetta dello Stato contro chi alza la testa e si ribella al meccanismo delle deportazioni. Alla prossima udienza, fissata il 4 novembre – con ogni probabilità ci sarà la sentenza.
Lunedì 18 ottobre. Ore 11,30 aula 55.
Qui, di fronte alla giudice Ivana Pane, va in scena il processo contro due immigrati, il marocchino Abdel Ali Boukri e il tunisino Bilel Abdaoui, accusati di aver tirato bottiglie alla polizia, durante una protesta al CIE lo scorso 17 agosto. Abdaoui avrebbe anche sferrato un pugno in faccia ad uno dei poliziotti che cercava di arrestarlo.
Bouckri venne subito espulso in Marocco, mentre Abdaoui ha trascorso questi mesi nel carcere delle Vallette. Il poliziotto Peres si è più volte contraddetto: non ricordava le facce degli imputati e si rifiutava persino di guardare in faccia l’uomo chiuso in gabbia alle sue spalle. Peres prima accusava Boucki di aver sferrato il pugno, poi, invitato dalla giudice a leggersi gli atti, si correggeva indicando Abdaoui.
L’avvocato di Abdaoui non era in aula ed è stato sostituito da Aliperta, il difensore di Boucki. Si viene poi a sapere che le registrazioni video dell’episodio sono state distrutte per “errore”.
La PM ha pensato bene di calcare la mano anche su Bouckri, riformulando l’accusa nei suoi confronti.
Alcuni tra gli antirazzisti presenti si sono alzati componendo con le maglie la scritta “Fuoco ai CIE” e dopo poco sono usciti. La giudice Pane ha fatto finta di niente, andando avanti come se nulla fosse. A fine udienza i solidali rimasti in aula hanno salutato Bilal, che si è messo una mano sul cuore.
Si ritorna in scena il 12 novembre alle 10 in aula 56.