Da alcuni mesi a Livorno è attiva l’Assemblea contro i Centri di Espulsione. Una assemblea unitaria alla quale partecipano realtà politiche e sindacali, ma anche singoli che intendono opporsi senza compromessi alla costruzione di un C.I.E. in Toscana.
Vi proponiamo l’incisivo documento che ne delinea il percorso e le prospettive.
Questo organismo è nato a seguito di un percorso iniziato nel febbraio di quest’anno, quando la notizia, apparsa sulla stampa locale, della possibile costruzione del C.I.E tra Pisa e Livorno, nella zona del Biscottino, spinse alcuni collettivi a mobilitarsi organizzando presidi in città ed altre iniziative. Maroni aveva dichiarato che sarebbe stato deciso tutto immediatamente dopo le elezioni regionali di marzo, e che intendeva rendere operativo il lager toscano entro il 2010. Intanto, in campagna elettorale, la coalizione che poi avrebbe vinto le elezioni, e che attualmente detiene la maggioranza in Regione, affermava sin dal programma elettorale, il proprio attivo sostegno alla costruzione del C.I.E. in Toscana. Lo stesso sindaco di Livorno, Alessandro Cosimi, in qualità di presidente dell’ANCI Toscana, sosteneva la linea del Governo. Ritenendo importante intervenire già durante la campagna elettorale, benché non avesse avuto seguito la proposta di costruire il C.I.E. al Biscottino, la mobilitazione a livello locale è continuata, allo scopo di sensibilizzare la città e contribuire ad un’opposizione di carattere regionale. In seguito alla giornata di mobilitazione dei migranti del primo marzo, nuovi soggetti hanno iniziato a seguire la questione, è nata infatti una più stretta collaborazione e nuove iniziative sono state organizzate insieme dal Comitato di lotta per il lavoro, l’Unicobas, l’Unione Sindacale di Base, la Confederazione Cobas, il C.S.A. Godzilla, Il Collettivo Anarchico Libertario, la Federazione Anarchica Livornese, il C.P. 1921, Sinistra Critica, il Partito Comunista dei Lavoratori e l’Internazionale. Da questo percorso unitario ed aperto, è nata l’Assemblea contro i Centri di Espulsione.
La contestazione al Presidente della Regione Rossi, presente a Livorno per il meeting antirazzista annualmente organizzato dall’ARCI, ha costituito un momento molto importante. Oltre ad essere una delle prime uscite pubbliche dell’Assemblea, in quell’occasione abbiamo infatti potuto denunciare le reali posizioni di una giunta regionale indifendibile e chiaramente schierata a sostegno dei C.I.E. e della linea classista e razzista del Governo. Con un dibattito in piazza seguito da una cena popolare, e con una azione simbolica al monumento dei 4 Mori, è continuata per il periodo estivo l’attività dell’Assemblea.
L’Assemblea contro i Centri dei Espulsione di Livorno intende continuare il proprio impegno di sensibilizzazione in città ed il suo percorso di lotta, coordinandosi anche con coloro che in Toscana si oppongono senza compromessi alla costruzione di un nuovo lager. Riteniamo importante non solo informare, ma soprattutto opporci di fatto alla costruzione del C.I.E., denunciando la politica razzista della Regione Toscana e del Governo.
La decisione di costruire un Centro di Espulsione in Toscana viene presa dal governo Berlusconi in seguito all’approvazione del pacchetto sicurezza, nel 2009. Tale provvedimento trasforma l’immigrazione clandestina da contravvenzione amministrativa a reato penale, e stabilisce che in ogni regione debba essere presente almeno un Centro di Identificazione e di Espulsione (C.I.E.), quindi anche in Toscana.
L’attuale maggioranza del Consiglio Regionale ha inserito la costruzione del C.I.E nel proprio programma elettorale e, dopo le elezioni del 2010, sia il Consiglio che la Giunta Regionale hanno deliberato in merito, mentre il presidente Rossi ha avuto ripetuti contatti con il ministro dell’Interno Maroni per dare concretezza a questa decisione.
I Centri di Espulsione sono delle vere e proprie galere, dei lager in cui sono rinchiusi gli extracomunitari la cui unica colpa è di essere privi di permesso di soggiorno, chi ha commesso altri reati viene portato nelle carceri tradizionali. Gli stessi braccianti di Rosarno, cacciati dalla ‘ndrangheta, sono stati rinchiusi nei C.I.E. Sparsi per l’Italia, nonostante avessero i documenti in regola. Quale sia la condizione di vita in queste strutture ce lo rivelano,oltre alle denunce delle organizzazioni umanitarie, gli atti di autolesionismo, i suicidi, le proteste e le rivolte di cui sono protagonisti i prigionieri. A ciò si intrecciano gli atti di violenza sessuale e di sessismo che si verificano all’interno dei CIE. Infatti vivere in un Centro di Espulsione significa innanzitutto subire un controllo totale del proprio corpo, immediatamente concepito come “sessuato”da chi gestisce la repressione all’interno e da chi ne controlla la funzionalità razionale: le donne migranti, i trans sono gli oggetti preferiti dei tentativi – troppo spesso non solo “tentativi” – di violenza sessuale. È questa una “norma” che rende impossibile a chiunque dimostrarne la casualità, oppure l’eliminazione attraverso strutture dal “volto umano”. Non è con strutture accoglienti o ben tenute che si allontana l’abuso sessuale dalle “istituzioni totali”: esse sono la quintessenza dell’abuso politico, istituzionale, giuridico. Al loro interno la dinamica della violenza maschile contro le donne è solo lo specchio avanzato e moltiplicato di quanto accade fuori. Se vogliamo lottare contro la costruzione di un Cie in Toscana, e per l’eliminazione di quelli già esistenti, non possiamo pensare che gli stupri di Stato che vi avvengono strutturalmente non ci riguardino o che possano essere subordinati ad una critica “neutra”. Proprio perché lo stupro ha storicamente la funzione di vera e propria “arma” di guerra, regolare o irregolare che essa sia – abbiamo il compito e il dovere di denunciarne l’esistenza e le responsabilità, oltre che di tentare ogni via solidale con quelle migranti che trovano il coraggio di affrontare i propri aguzzini.
Come la storia di Joy – tragicamente passata dalle forche dei Cie di mezzo centronord – ci ha insegnato: il suo coraggio, la sua determinazione, la sua storia siano da esempio per tutti noi.
La decisione di costruire un C.I.E. anche in Toscana ha provocato un’immediata risposta: volantini, documenti, assemblee, presidi si sono svolti un po’ dappertutto nella regione e testimoniano l’esistenza di un’opposizione vivace e crescente. I risultati non sono mancati, tanto che all’interno delle forze della maggioranza regionale si è manifestata qualche opposizione, mentre Governo e Giunta regionale non sono ancora riusciti a individuare un sito adatto.
Crediamo che sia il momento di intensificare la lotta, di passare dalle iniziative di controinformazione ad iniziative più decise di protesta contro la politica razzista della Regione Toscana, lavorando per una manifestazione regionale che altri hanno già proposto e che secondo noi sarebbe opportuno tenere a Firenze per far sentire forte e chiara la voce di chi non vuole un nuovo lager in Toscana.
Crediamo che la Giunta regionale abbia delle responsabilità precise nel facilitare le scelte del Governo, tenendo conto dell’atteggiamento tenuto da altre regioni (Liguria, Marche) che si sono espresse chiaramente, aprendo un contenzioso con il Governo, contro la costruzione di centri di espulsione sul loro territorio.
D’altra parte, la scelta di costruire un Centro di Espulsione si integra con la politica classista della Regione: l’obiettivo di puntare sulla filiera del lusso, dall’alta moda, ai prodotti alimentari di nicchia, alla nautica, così come la politica industriale, penalizzano la produzione di beni di consumo di massa, mentre la gestione del territorio punta alla costruzione di porti turistici, di residenze di lusso, alla trasformazione dei centri cittadini in musei all’aria aperta, con conseguente espulsione dei proletari dai centri storici, alla costruzione di quartieri ghetto privi di servizi o con servizi scadenti. Di questa politica di segregazione nei confronti dei proletari, indigeni o stranieri, i centri di espulsione rappresentano un anello che si aggiunge ad altre istituzioni totali.
L’informazione svolge un ruolo fondamentale: alla propaganda razzista del Governo e degli organi di informazione ufficiali si deve contrapporre la controinformazione sulla realtà dei centri di espulsione, sulle lotte che si svolgono all’interno, accompagnata dall’informazione sulle iniziative di protesta contro la decisione della giunta regionale e sulle azioni dirette volte ad impedire la costruzione del C.I.E.
L’informazione deve quindi accompagnare continuamente le iniziative di lotta, ma non può sostituire l’azione diretta dal basso.
Un altro elemento che intendiamo sottolineare è il ruolo degli immigrati. Gli immigrati sono le prime vittime di queste strutture-lager, ma non possiamo credere che delle persone sottoposte al continuo ricatto del rinnovo del permesso di soggiorno possano partecipare a cuor leggero ad iniziative pubbliche di protesta. La scarsa partecipazione o l’assenza degli immigrati, restii ad esporsi, non deve tuttavia essere un alibi per i cittadini italiani. È il governo italiano che ha deciso di costruire questi lager della vergogna, spetta ai cittadini italiani farsi carico della lotta contro le scelte di chi pretende di rappresentarli.
Nessuno può dire non sapevo, questa vergogna ci riguarda tutti e siamo tutti chiamati a mettersi in mezzo, in primo luogo per far sentire la nostra voce nel momento della scelta politica, con manifestazioni di protesta che dimostrino in modo inequivocabile la nostra opposizione e, se questo non basta, con l’azione diretta.
Tutti gli antirazzisti sono chiamati alla lotta.
È l’ora di dimostrare nella pratica il nostro antirazzismo, la nostra solidarietà con uno dei settori più deboli del proletariato . Ogni divisione è una vittoria del nemico di classe, ogni vittoria della solidarietà è un passo in avanti verso una società più giusta e più libera. Per questo ribadiamo la nostra proposta che venga indetta una manifestazione da tenersi a Firenze il più presto possibile. Per far capire ai politici toscani e al Governo che insistere nella volontà di costruire un lager in Toscana porta solo ad un’opposizione più vasta e più decisa.
Assemblea contro i Centri di Espulsione – Livorno, 6 settembre 2010