Anche Roma, come in luglio a Reggio Emilia, sono arrivate le denunce per gli immigrati, che hanno presentato domanda di permesso di soggiorno in seguito alla sanatoria per colf e badanti fatta lo scorso anno dal governo.
Gli immigrati, vittime di truffatori che hanno preteso migliaia di euro, vengono denunciati, arrestati e condotti al CIE in attesa di espulsione. L’ennesima beffa per lavoratori costretti dalla clandestinità al lavoro nero e dal lavoro nero alla clandestinità. Un circolo vizioso che fa comodo a padroni e ad un governo che fonda le sue fortune sulla repressione degli immigrati.
L’articolo del Messaggero
Un articolo sulla sanatoria truffa
Sanatoria immigrati, falsa una dichiarazione su quattro inviata al Comune.
L’ufficio stranieri scopre una truffa per migliaia di euro: 300 denunciati tra italiani e stranieri, 200 immigrati espulsi.
Roma, 28 settembre.
Datori di lavoro morti, pescati dall’elenco telefonico o che si trovavano in carcere, migliaia di immigrati truffati da avvocati radiati dall’albo e finte agenzie di servizi. È il mega imbroglio delle false richieste di sanatoria, un business truffaldino da centinaia di migliaia di euro scoperto dagli investigatori dell’Ufficio Immigrazione: 300 le persone denunciate (italiani e stranieri), e 200 gli immigrati espulsi.
L’indagine è scattata qualche mese fa, quando sono cominciate ad arrivare in questura le denunce di persone che si erano viste convocare dalla Prefettura per incontrare la colf o la badante richiesta, mentre loro non avevano mai presentato nessuna domanda di assunzione. Cosa stava accadendo? Gli agenti di via Teofilo Patini diretti da Maurizio Improta hanno scoperto la truffa delle domande fittizie. Su oltre 30.000 richieste di assunzioni per la sanatoria inviate via internet al ministero dell’Interno per Roma e Provincia, 8.000 sono in odore di truffa, 1.500 quelle sicuramente false. Assunzioni fasulle pagate dai 2000 ai 7000 euro che gli immigrati sborsavano ai truffatori per ottenere un permesso di soggiorno impossibile che non sarebbe mai arrivato. Gli immigrati truffati sono cinesi, egiziani e del Bangladesh.
Il meccanismo era semplice, i truffatori agganciavano gli immigrati clandestini promettendo la regolarizzazione, li convincevano che pagando potevano rientrare nella sanatoria del 2009, che prevede che un datore di lavoro può assumere al massimo una colf e due badanti stranieri. Gli immigrati si sono rivolti spesso a connazionali per avere un consiglio e un aiuto, e sono caduti nella trappola. Finiti nelle mani di avvocati radiati dall’albo, o gente che era a capo di finte agenzie di servizi o di Onlus.
Un bidone ben architettato: i truffatori facevano la richiesta di assunzione usando identità rubate, nomi di gente defunta, oppure presi sull’elenco del telefono, e quando la richiesta arrivava al Ministero, all’immigrato veniva consegnata la ricevuta. La vittima credeva di avere il futuro in tasca, e invece aveva pagato migliaia di euro per un inutile pezzo di carta. Ma questo lo scopriva solo quando finiti tutti i passaggi previsti dalla legge tra la Prefettura, la Questura e la Direzione provinciale del lavoro, arrivava la convocazione al datore di lavoro per incontrare lo straniero che aveva chiesto di assumere. Il datore fittizio ovviamente non si presentava e la Prefettura non poteva emettere nessun contratto, con la conseguenza che l’immigrato non avrebbe mai ottenuto il nulla osta da presentare in Questura per ottenere il permesso di soggiorno.
Ma la truffa è doppia: «Domande di assunzioni impossibili queste, false speranze pagate a peso d’oro – spiega Maurizio Improta – e ora siamo di fronte ad un nuovo e ulteriore fenomeno, quello della presentazione di migliaia di kit da parte di stranieri che richiedono il permesso di soggiorno per attesa occupazione sulla base di niente. Mi spiego meglio, si tratta di tutti quegli stranieri che con istruttorie pendenti presso le Prefetture, stanno inviando in questura, sempre su consiglio dei soliti noti, e dopo avere pagato altre migliaia di euro, istanze per il rilascio del soggiorno, che vengono calendarizzate dagli uffici postali ed inviate all’Uffico immigrazione per il fotosegnalamento. Risultato, lo straniero si presenta convinto che ora ha risolto il problema, e passa nel giro di pochi minuti dal ruolo di chi richiede un permesso di soggiorno al ruolo di chi verrà espulso, con trattenimento al Cie, e la denuncia per concorso nei reati di falso e le norme sull’immigrazione clandestina. L’attività investigativa ha avuto ulteriore impulso dal questore Francesco Tagliente con il coinvolgimento dei cari commissariati che hanno ricevuto le denunce per potere uniformare i percorsi investigativi».
Paola Vuolo, il Messaggero 28 settembre 2010