Brescia 4 ottobre. Non si ferma la lotta dei lavoratori immigrati contro la sanatoria truffa. Anzi. All’alba del 29 settembre il presidio permanente di fronte alla prefettura, in via Lupi di Toscana, è stato sgomberato violentemente dalla polizia in assetto antisommossa. Un immigrato egiziano è finito in ospedale. La questura ha agito senza dare alcun preavviso. Da chiarire il ruolo del segretario della Camera del lavoro Damiano Galletti, che la sera prima era stato convocato in questura, senza informare in alcun modo gli immigrati e gli antirazzisti dell’esito dell’incontro. La decisione di intervenire è partita dal Comitato per l’ordine e la sicurezza.
La risposta degli immigrati non si è fatta attendere. Sin dalla tarda mattinata hanno invaso le vie cittadine, con cortei spontanei e blocchi, riprendendo in serata il presidio.
Sabato 2 ottobre un corteo di migliaia di persone ha attraversato il centro storico.
Radio Onda d’urto ha intervistato numerosi partecipanti.
Sotto trovate la cronaca uscita su Bresciaoggi.it
Centro invaso dagli immigrati per la «protesta dei permessi»
3 ottobre 2010.
Il corteo. Tantissimi stranieri e pochi bresciani alla manifestazione che ha scelto come simbolo l’ex «Randaccio»
Lavoratori di diverse nazionalità denunciano: «La sanatoria del 2009 ci è costata cara ma non ha portato alcun effetto»
«Da duecento persone siamo passati a diverse migliaia in pochi giorni e non ci fermeremo perché il nostro obiettivo è ottenere il permesso di soggiorno e diritti per tutti»: esprimono la loro soddisfazione con queste parole, pronunciate dal furgone che è stato in testa per tutto il corteo, gli organizzatori della manifestazione di ieri pomeriggio.
Un serpentone partito da Piazza Loggia alle 15,30, composto da oltre duemila migranti che sono in Italia da anni a lavorare ma che ancora non hanno ottenuto il permesso di soggiorno «truffati dalla sanatoria del settembre 2009, che ci ha fatto pagare 500 euro di domanda più centinaia di euro di contributi per lasciarci senza risposte» hanno denunciato i migranti che si alternavano al microfono. Storie di indiani, pakistani, egiziani, maghrebini, ucraine e persone di altre nazionalità ancora, riunite dalla delusione di «un rigetto solo perché sono stato fermato e risulto clandestino, quindi delinquente per la legge italiana, anche se non ho fatto nulla di male» ha commentato l’indiano Singh Gurtaj, che portava un cartello con la scritta: «Cari anziani italiani cosa fareste senza di noi?». «Vogliamo il permesso per lavorare tranquilli e ricongiungerci con le nostre famiglie» recitava un altro cartello al collo di uno dei più attivi animatori del presidio permanente installato fronte alla ex caserma Randaccio, luogo di riferimento per le pratiche legate all’immigrazione e che da martedì è stato il punto di organizzazione del corteo.
Da lì è partito il passa parola tra le comunità, unito alla diffusione di volantini in diverse lingue, e altre azioni ancora che sabato hanno avuto come risultato un corteo di tanti migranti, molti senza permesso, altri con, ma venuti in solidarietà come Isa Bhafajaunata, 21 anni, originaria della Guinea che ha saputo dell’iniziativa da «amici e sono venuta anche se io ho il permesso, ma non il lavoro». Isa era una delle pochissime donne non italiane presenti in manifestazione: le altre erano per lo più ragazze di origini straniere ma nate a Brescia, attive nelle azioni di solidarietà verso gli altri migranti, soprattutto nel contesto degli sfratti. Al corteo infatti hanno partecipato tutti i componenti del Comitato provinciale antisfratti, ai quali questa volta si sono aggiunti anche alcuni militanti di partito, da Sinistra Ecologia e Libertà a Rifondazione, la Cgil, Sinistra Critica oltre alle associazioni antirazziste da anni attive al fianco dei migranti. E i bresciani non attivisti? «Purtroppo ne vediamo pochi – hanno constatato i fratelli Frattini, di Rovato, nati a Brescia ma con la pelle nera e che mesi fa sono stati vittime di un episodio di discriminazione in un locale notturno della provincia – non so se è perché si preparano alla notte bianca o se perché in questi ultimi anni Brescia è peggiorata, e lo diciamo con rammarico, ma certi fatti lo dimostrano, da Adro a Coccaglio passando per altri episodi che non hanno avuto i riflettori puntati».
In effetti il corteo era composto principalmente da migranti o da militanti politici. Tuttavia la città non ha potuto non accorgersi delle presenze e delle richieste di queste persone, perché il corteo ha attraversato tutto il centro, dal Carmine alla Stazione, da Corso Zanardelli a Piazza della Loggia. «Questa grande manifestazione pone il problema dei diritti e della libera circolazione – ha valutato in chiusura Felice Mometti, tra gli organizzatori- ma è anche una risposta agli imprenditori bresciani che hanno truffato gli immigrati illudendoli con la sanatoria e che li sfruttano con il lavoro nero: evidentemente li preferiscono clandestini».
Tra i cori «basta razzismo», «basta truffa», «mai più clandestini» il corteo si è sciolto sul far della sera, ma la protesta continua al presidio permanente in via Lupi di Toscana che prosegue ad oltranza perché, sostengono i migranti: «abbiamo la forza».
Irene Panighetti su Bresciaoggi.it