Che la situazione all’interno del CIE di Gradisca sia esplosiva lo si sa da tempo. Sono stati i reclusi stessi a farlo sapere a tutti, anche a chi non voleva sentire, con continue rivolte, proteste e fughe. Rivolte che hanno ridotto significativamente la capienza della struttura come viene confermato anche in questi giorni dai giornali locali. E anche se pare che a breve partiranno i tanto annunciati lavori di “messa in sicurezza”, sappiamo bene che la voglia di libertà sarà più forte di qualsiasi barriera. Con buona pace degli sbirri di ogni risma.
Di seguito gli articolo del “Piccolo” e del “Messaggero veneto”
Dal Piccolo del 7 ottobre 2010
«Un Cie pieno è una bomba a orologeria»
di Luigi Murciano «Un’eventuale entrata a pieno regime del Cie di Gradisca significherebbe fare presto i conti con una bomba ad orologeria pronta ad esplodere». Non si nasconde dietro a un dito il segretario generale del Sap (Sindacato autonomo di polizia) Nicola Tanzi, che ieri ha effettuato un sopralluogo nella struttura per immigrati di via Udine reduce dall’ennesima estate “bollente” fatta di rivolte ed evasioni di massa. Allo stato attuale il Cie ospita 136 immigrati (132 il vicino Cara), vale a dire poco più della metà della capienza reale di 250 posti. Una capienza “controllata” – l’altroieri 40 immigrati maghrebini sono stati trasferiti a Gradisca dal Cpa di Cagliari – proprio per evitare guai peggiori a una struttura in grave sofferenza. «Già le condizioni attuali sono precarie: portare il centro a pieno regime significherebbe fare i conti con una polveriera ingestibile». Accompagnato dal segretario nazionale Michele Dressadore, da quello regionale Olivo Comelli e da quello provinciale Angelo Obit, il segretario generale del Sap ha posto l’accento sulle criticità del Cie isontino. Criticità kafkiane al punto «che con le forze attuali gli agenti riescono a scongiurare la fuga di dieci immigrati mentre ne evadono altri venti». Carenza di dispositivi di sicurezza e di personale dunque non potranno più essere tollerati, anche se «con il senso di responsabilità che ci ha sempre distinti, non vogliamo nemmeno ipotizzare uno stato di agitazione o di sciopero». Tanzi ha confermato come i lavori di messa in sicurezza del Cie – dal ripristino delle camere di parcellizzazione alla collocazione di sbarre antifuga rivestite in plexiglass, dagli offendicula ai dispositivi a infrarossi e di videosorveglianza – siano ormai in fase di aggiudicazione. Potrebbero partire entro un mese. «Una notizia che il Sap attendeva da tempo – così Tanzi – perchè un potenziamento strutturale era ormai improprogabile. Rimane però il problema degli organici. Attualmente al Cie operano appena quattro agenti su cinque turni: venti persone nell’arco della giornata sono tecnicamente troppo poche per fare fronte alle mansioni di vigilanza, di compilazione dei registri di entrata e uscita, al controllo dei monitor. Servirebbero almeno 30 agenti sulle ventiquattr’ore. E meno male che c’è l’esercito a dare una grossa mano (22 i militari impiegati ndr). Così come non è accettabile – ha proseguito Tanzi – l’organico di agenti impiegati all’Ufficio immigrazione. Sono appena in 9 (secondo il Sap ne servirebbero poco meno del doppio ndr) e devono fare fronte alle complesse mansioni di identificazione sia al Cie che al Cara, oltre che provvedere agli accompagnamenti sobbarcandosi centinaia di chilometri al giorno. In questo caso è la normativa che andrebbe rivista. Infine, sono insufficienti i mezzi e gli equipaggiamenti a disposizione». Le istanze del Sap saranno notificate già quest’oggi al Dipartimento centrale della Polizia di Stato. E sebbene non sia stato detto apertamente, è facile immaginare che gli operatori di Ps temano che i lavori divengano un pretesto per porta re a pieno regime il Cie, anzichè colmare le lacune attuali. «La sicurezza del Cie è la sicurezza non solo degli agenti, ma degli stessi ospiti» ha spiegato Tanzi. Ben venga allora il ripristino delle camere di parcellizzazione (rimosse nel 2007 per una scelta che Tanzi evitando polemiche definisce «assai poco funzionale”) e della videosorveglianza. Ci è stato assicurato che i tempi saranno celeri». Durante i lavori – i cui costi e la cui aggiudicazione sono apparentemente secretati dal Viminale ma godono del sostegno economico della Regione Fvg- il Sap chiederà che non vi siano altri trasferimenti di immigrati a Gradisca, e che eventualmente gli ospiti presenti siano temporaneamente allocati altrove.
Dal Messaggero Veneto del 7 ottobre 2010
Il Sap: al Cie personale insufficiente «E una bomba pronta a esplodere”
Gradisca d’Isonzo. Portato a piena capienza (250 posti) senza potenziamenti strutturali e ai sistemi di sicurezza, e senza il necessario incremento degli organici di polizia e del parco mezzi, il Cie (Centro d’identificazione ed espulsione) di Gradisca sarebbe «una bomba pronta a esplodere». Non ha usato giri di parole il segretario generale del Sap (Sindacato autonomo di polizia), Nicola Tanzi, per descrivere la situazione di assoluta criticità in cui versa la struttura per immigrati isontina. Un allarme lanciato ieri pomeriggio, subito dopo la sua prima visita ufficiale al complesso di via Udine (accompagnato dal segretario nazionale Michele Dressadore e dai responsabili sindacali di regione, Olivo Comelli, e provincia di Gorizia, Angelo Obit), dove sono state diverse le criticità riscontrate dal massimo esponente del Sap. «L’integrazione nel servizio di vigilanza dei militari si è rivelato semplicemente provvidenziale, ma il personale delle forze di polizia attualmente impiegato resta sottodimensionato, in maniera preoccupante direi. Quattro poliziotti per ognuno dei cinque turni giornalieri, come da disposizioni attuali, sono assolutamente insufficienti per espletare un servizio che comprende il controllo delle telecamere e la sorveglianza fisica della struttura. Sei agenti sarebbero il numero minimo. Lo stesso problema interessa l’ufficio immigrazione, dove sono attualmente impiegati nove poliziotti: ne servirebbero almeno 15 per compensare non soltanto le procedure amministrative, ma anche per colmare l’emorragia di personale determinata dagli accompagnamenti degli immigrati, sia alle frontiere sia in altri siti italiani, a cui l’ufficio è sistematicamente chiamato». Tanzi che, nell’annunciare che già questa mattina invierà al Dipartimento una dettagliata relazione sul Cie di Gradisca, accompagnata dalle richieste del Sap, ha aggiunto: «Nel Cie sono attualmente ospitati 136 immigrati, una capienza regimentata proprio in attesa dei lavori di adeguamento e potenziamento strutturale e dei sistemi di sicurezza che, ci è stato garantito, dovrebbero partire entro un mese. Interventi, di cui non ci è stato comunicato l’importo economico, che porteranno al ripristino delle cosiddette celle di parcellizzazione del cortile esterno, evitando così pericolosi ammassamenti, all’innalzamento delle recinzioni e, come già successo alla struttura di Cagliari, al loro rivestimento con appositi pannelli di plexiglas. A Gradisca, lo si è visto, fuggire è diventato troppo facile e tale situazione comporta rischi inaccettabili, tanto per le forze di polizia quanto per gli immigrati. La politica di umanizzazione dei centri voluta nel 2007 dalla Commissione interministeriali De Mistura? Rimuovere sbarre e parte delle recinzioni, lo si è visto, non è stata una decisione funzionale alla realtà dei Cie». Fra le altre richieste che il Sap presenterà, indicandole come «assolutamente necessarie», al Dipartimento anche l’innalzamento delle garitte, un vestiario di servizio adeguato alle specifiche del servizio quotidianamente svolto dal personale di polizia al Cie e mezzi adeguati. Marco Ceci