Archivi del giorno: 7 Agosto 2011

Caporali alla TNT di Piacenza. Gesconet o Gesco Nord?

Nelle scorse settimane vi abbiamo parlato della lotta dei lavoratori delle cooperative “Stella” e “Vega” impiegati alla TNT di Piacenza.
A quanto ci risultava le due cooperative sarebbero appartenute al consorzio Gesconet. Gesconet ci scrive minacciando azioni legali, perché Stella e Vega non avrebbero nulla a che fare con loro.
Nonostante i modi poco urbani e il dubbio che questi signori, dalla consolidata fama di caporali, facessero i furbi, cancelliamo ogni riferimento al consorzio dagli articoli sulla lotta alla TNT.
Poi, con calma, facciamo le dovute verifiche.
Stella e Vega appartengono al gruppo Gesco Nord, le firme sulle ipotesi di accordo riportano la sigla “Gesco”. La scritta “Gesco Nord” sulla magliette dei lavoratori TNT di Piacenza è pressoché identica a quella che compare nella testata del sito di “Gesconet”.
Poi tutto si chiarisce da se. Anna Barbati, a nome del gruppo Gesco, dichiara che Gesco Nord si è costituito all’inizio dell’anno e non ha nulla a che fare con Gesconet.
È la stessa TNT a smentire, forse inconsapevolmente, Barbati: “Gesconet è dentro la Tnt da anni e all’inizio dell’anno ha scorporato il consorzio in Gesco nord e Gesco sud. Le persone all’interno e la dirigenza sono le stesse”.
A questo punto decidiamo di approfondire. Ne vengono fuori delle belle. Circa un anno fa venne aperta un’indagine sul mancato rispetto delle norme di sicurezza nel trasporto di radiofarmaci all’aeroporto di Linate. Neanche a dirlo la logistica era appaltata al gruppo Gesconet.

Malgrado una certa reticenza in gran parte della stampa ufficiale, Gesconet compare regolarmente, a volte solo un accenno, tra i gruppi implicati nel cosiddetto “traffico di clandestini”.
Al di là delle definizioni quello che conta è che Gesconet e i suoi cloni successivi sono “caporali” più o meno legali, che sfruttano all’osso i lavoratori, giocando sulle leggi che rendono ricattabili gli stranieri, specie se privi di permesso di soggiorno.
Il gioco è semplice e brutale.
Spesso in molte cooperative della logistica i soci lavoratori con le carte in regola vengono costretti, attraverso diverse forme di mobbing, a dimettersi. Al loro posto vengono assunti lavoratori con permessi di soggiorno falsi: per loro il licenziamento apre le gabbie del CIE anticamera della deportazione.
Proprio alla Tnt di Piacenza, i primi lavoratori minacciati di licenziamento sono stati quelli cui stava per scadere il permesso di soggiorno che, senza un contratto di lavoro, non avrebbero potuto sottoscriverne un altro.
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Bari. Otto ore di rabbia

Lunedì 1 agosto, Bari palese. È rivolta. Esplode la rabbia degli stranieri “parcheggiati” nel C.A.R.A., il centro per richiedenti asilo di Bari. Attendono, giorno dopo giorno, in un limbo del tutto simile ad un carcere, il riconoscimento dello status di rifugiati.
Dall’inizio dell’anno è iniziato l’iter solo per solo 506 delle 3731 domande presentate a Bari.
Da mesi attendono di sapere se avranno o meno il pezzo di carta, che per la legge, fa la differenza tra esistere e non esistere.
Non ne possono più. Sono stanchi del silenzio, della mancanza di risposte, dell’impossibilità di spostarsi altrove, di costruirsi una vita, di cercare un lavoro che non sia la schiavitù riservata a chi non ha diritti da far valere.
In 200 scendono in strada all’alba. Prima incendiano materassi e suppellettili nel centro che, nonostante le porte aperte, somiglia sin troppo ad una gabbia.
Otto ore di rabbia. Occupano la stazione e bloccano il traffico sulla statale, gridando “libertà. La polizia risponde con lacrimogeni e manganelli.
Due giorni dopo era prevista la riunione di una commissione tecnica cui avrebbe partecipato anche il sottosegretario Mantovano: loro miravano a far pressione per ottenere il permesso per motivi umanitari.
Mantovano, dopo la rivolta, annuncerà l’istituzione di una seconda commissione per sveltire le procedure ma – al tempo stesso prometterà “tolleranza zero”.

Il bilancio della giornata è pesante: una ventina di manifestanti feriti e 28 arrestati.
Intanto i media parlano di un’indagine volta a svelare una regia nazionale delle rivolte. Negli stessi giorni nei CARA del sud serpeggia la rivolta da Mineo a S. Anna di Capo Rizzuto, dove la sera stessa i richiedenti asilo scendono in strada, bloccando la statale 106 jonica. La polizia carica e due manifestanti vengono arrestati.
I media parlano di “infiltrati”, sostenendo che la rivolta era “troppo” ben pianificata e si era dimostrata la conoscenza di “tattiche di guerriglia”.
Come sempre, per chi ha il potere e per i tutori dell’ordine costituito, l’azione diretta autorganizzata è qualcosa di difficile da mandare giù.
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