Sarebbero stati 48 i reclusi che dal 18 giugno e fino a pochi giorni fa hanno portato avanti -nel silenzio totale dei media- uno sciopero della fame per protestare contro le invivibili condizioni di detenzione. Da pochi giorni lo sciopero di massa è finito ma solo adesso se ne è venuti a conoscenza. Durante lo sciopero il gestore, la Connecting people ha “monitorato” la salute degli scioperanti ma non ha mai pensato di condurli in ospedale nonostante le condizioni di alcuni fossero critiche.
Quel 18 giugno, a seguito della visita di una delegazione parlamentare, i migranti sono stati sottoposti a una dura perquisizione e sono rimasti per giorni chiusi nelle loro celle. “Vi siete comportati male”, sarebbe stato detto loro. Infatti, un detenuto, proprio davanti alla delegazione, aveva deciso di aprirsi la testa sbattendola contro il vetro antisfondamento delle celle esterne, cadendo a terra svenuto; in molti hanno cercato di comunicare e denunciare ai parlamentari le dure condizioni carcerarie a cui sono sottoposti. Un trattamento che ha subito anche la giovane compagna di uno dei scioperanti: incinta di sette mesi, è stata quasi completamente spogliata e perquisita per poter ottenere solo cinque minuti di colloquio, divisi da un vetro. Un’umiliazione raccontata tra le lacrime, alla sua uscita.
Aggiornamento del 6 agosto
A quanto pare ieri nuovi momenti di tensione con un gruppone di reclusi salito sul tetto. Interessante sapere che al momento i detenuti sono una settantina, ben al di sotto della capienza del lager che doveva tornare a regime a inizio estate. Evidentemente le autorità continuano a temere che riempirlo costituirebbe una bomba pronta a esplodere.