Quando l’emergenza diventa la norma

Quando l’emergenza diventa la norma

Sulla “nuova emergenza sbarchi” di queste settimane pubblichiamo l’articolo apparso sul n.24 di Umanità Nova.

Da anni, ormai, la stagione estiva in Sicilia è sinonimo di viaggi disperati e tragedie legate all’immigrazione. Quest’anno, a dire il vero, tutto è cominciato con un certo ritardo a causa di condizioni climatiche insolitamente cattive. Ad ogni modo, dall’inizio del 2013, nella sola Lampedusa sono arrivate quasi 3.642 persone in 43 sbarchi. In realtà non si tratta di un numero imponente, ma la proverbiale impreparazione (mista a interessato allarmismo) delle autorità italiane, fa sì che si cominci già a evocare lo spettro dell’emergenza. Il problema è, come al solito, Lampedusa. Un’isola piccola, praticamente in mezzo al Mediterraneo, il primo scoglio italiano sul quale impattare quando si prende il largo dall’Africa. Appena il tempo si è fatto un po’ più bello, a giugno si sono verificati 18 sbarchi, per un totale di 1416 persone arrivate sull’isola. Altri 237 migranti sono sbarcati direttamente sulla costa agrigentina. Nel mese precedente, la situazione era stata più che gestibile con appena 5 sbarchi per un totale di 356 immigrati.


I sindacati di polizia sono in fibrillazione, e lamentano l’esiguità delle risorse a loro disposizione. I “poliziotti democratici” del Silp Cgil ritengono, nelle parole del loro segretario Daniele Tissone, che «i quasi quattromila immigrati che hanno finora raggiunto le nostre coste nella sola Lampedusa fanno prevedere il ripetersi del fenomeno “Emergenza Nord Africa”. Siamo solamente all’inizio». Il riferimento è a quanto accadde due anni fa, all’indomani delle cosiddette primavere arabe, quando un oggettivo aumento dei flussi migratori in direzione dell’Europa aveva letteralmente mandato in tilt la gestione del centro di prima accoglienza di Lampedusa, con evidenti ripercussioni anche sul resto del paese. Una crisi che il governo Berlusconi trattò, come al solito, con la logica dell’emergenza (la stessa utilizzata in occasione di disastri e calamità naturali) e che gli consentì di approntare una strategia criminale a base di tendopoli, container, disservizi, e sperpero di denaro pubblico sulla pelle degli immigrati, privati dei diritti più elementari.
A Lampedusa, quindi, si aspetta l’evolversi degli eventi come si è sempre fatto. Ma nel momento in cui scriviamo apprendiamo che l’isola riceverà, lunedì 8 luglio, una visita eccellente: quella di Jorge Bergoglio, ovvero papa Francesco. Il programma di questa prima trasferta del pontefice è tutto incentrato sulla questione immigrazione. Un altro, scaltrissimo, colpo mediatico messo a segno da un papa che si è posto il preciso obiettivo di ripulire l’immagine della Chiesa cattolica, quotidianamente messa a dura prova da scandali sessuali e finanziari.
Intanto, il prezzo che donne e uomini pagano per la loro ricerca di un vita migliore è sempre molto alto. A metà giugno ha suscitato un certo scalpore la notizia degli immigrati disperatamente aggrappati a una gabbia per tonni per salvarsi da un naufragio. In quell’occasione, almeno sette compagni di sventura non ce l’hanno fatto. Non è nemmeno la prima volta che accade e, come in questo caso, questi episodi sono preceduti da aspri confronti tra i migranti, che cercano di utilizzare le gabbie per tonni come enormi salvagenti, e gli equipaggi dei pescherecci, che non vogliono questo tipo di intralcio alle loro attività. Ma in quest’ultima vicenda, è stato davvero incredibile il commento – affidato a Facebook – di un’esponente della Lega Nord, una certa Anna Giulia Giovacchini, responsabile dell’ufficio tutela animali del Comune di Monza: «Quindi queste gabbie per i tonni non solo uccidono i poveri pesci, ma danneggiano direttamente anche gli italiani, vegetariani o onnivori! Un motivo in più per non mangiare tonno!». Il sindaco del capoluogo brianzolo, in un sussulto di dignità, l’ha subito sollevata dall’incarico.
Solo qualche giorno prima, un’altra leghista – Dolores Valandro, di Padova, si era pubblicamente domandata, sullo stesso social network, il perché nessuno stuprasse il ministro Kyenge, di origine congolese, «per capire cosa può provare la vittima di questo efferato reato».
Anche se la Lega Nord si è notevolmente ridimensionata per consensi elettorali e peso specifico nel panorama politico italiano, queste uscite sono sintomatiche di un razzismo profondo e detestabile al quale non ci si abitua mai.

TAZ
laboratorio di comunicazione libertaria

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