Parma: CAMST, ad ognuno il suo menù

All’interno di una campagna informativa rispetto alla realtà dei Centri di Identificazione ed Espulsione il 1° settembre, si è svolto un volantinaggio presso l’Ospedale Maggiore di Parma per informare lavoratori, pazienti e persone in visita delle complicità della CAMST, l’azienda che gestisce i bar interni dell’ospedale e tutto il servizio mensa per i degenti, nella gestione dei Cie, veri campi di concentramento per senza documenti.La CAMST a Parma, oltre ad avere quì la sede centrale della Divisione Emilia Nord gestisce anche un ristorante-self service universitario e la mensa dell’Adsu. Molte le persone interessate, soprattutto lavoratori dell’ospedale, che ignoravano il ruolo ben poco nobile dell’azienda nella fornitura dei pasti in alcuni Cie, ben nascosto al di sotto della propaganda sull’eticità e sul rispetto dell’ambiente. Alcuni lavoratori della CAMST ci hanno anche raccontato inoltre le condizioni di estremo ricatto e di sfruttamento a cui sono costretti.

Il testo del volantino:
La CAMST è una delle aziende-colosso nell’ambito della ristorazione, su gran parte del territorio italiano e in Emilia-Romagna in particolare.Le sue campagne pubblicitarie fanno leva sulla costante vicinanza al cliente e sul buon rapporto qualità-prezzo. A Parma la CAMST gestisce sostanzialmente la totalità delle mense scolastiche e aziendali, le mense universitarie, il servizio di pasti per i degenti dell’ospedale e i due bar che si trovano all’interno della stessa struttura ospedaliera. Quello che però non è così facile da sapere e di cui ci preme informare è che i fondi necessari per tenere bassi i prezzi e mantenere questa straordinaria diffusione derivano, almeno in parte, da appalti almeno altrettanto lucrosi, ma, forse, molto meno interessanti da divulgare. Ci riferiamo alla fornitura dei pasti destinati ai reclusi dei C. I.E., i centri di identificazione ed espulsione, dove vengono rinchiusi i migranti senza documenti, ovvero richiedenti asilo, persone fuggite dalla guerra o dall’impossibilità di vivere nel proprio paese, lavoratori licenziati a causa della crisi (niente lavoro, niente rinnovo del permesso di soggiorno, anche se si vive e si pagano i contributi in Italia da decenni, anche si ha famiglia e figli a tutti gli effetti italiani). Le voci che giungono dall’interno ci descrivono dei veri e propri lager (campi dove si finisce semplicemente per quello che si è), dove pestaggi, violenze, stupri e cure negate rappresentano la normalità e dove i cibi forniti, scarti di produzione sempre scadenti se non addirittura scaduti e con la presenza in alcuni casi di scarafaggi
e altro (senza nessuna proporzionalità tra il costo effettivo di un pasto e il compenso pagato all’azienda per ogni prigioniero, 75 euro al giorno per il C.I.E. di corso Brunelleschi a Torino) sono utilizzati sistematicamente dalla direzione come veicolo per la somministrazione forzata di psicofarmaci. Al di là dell’evidente distanza dall’immagine domestica e di genuinità di cui la CAMST si fregia, quello che vogliamo denunciare e che riteniamo inaccettabile è la collaborazione e la complicità con la gestione dei C.I.E. Non ha alcun valore obbiettare che la CAMST come le tante altre aziende complici, offre, comunque, un servizio a “vantaggio” dei reclusi: l’aberrazione dei C.I.E. si fonda su un articolato sistema di profitto, a favore di un considerevole numero di aziende, interessate, come è ovvio, unicamente a lucrare il più possibile sui servizi forniti. A questo punto una pressione consapevole da parte dei lavoratori e dei clienti/utenti di queste aziende determinerebbe il venir meno della convenienza dell’accettazione di simili appalti e, di conseguenza, l’impossibilità da parte dello stato del mantenimento delle strutture di funzionamento dei C.I.E.

NON RESTIAMO IN SILENZIO: NESSUNA PACE A CHI COLLABORA COI C.I.E. !

gruppo anarchico A. Cieri / Fai
contatti: atelibparma@hotmail.com cell. 3338277726 3495784324

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