CIE. Cosa bolle nella pentola del governo?
Riportiamo in questa pagina in costante aggiornamento le cronache e le riflessioni delle ultime settimane sul fronte del CIE, per cercare di capire cosa stia davvero bollendo nella pentola del governo, dopo la campagna mediatica che ha ri-messo al centro dell'attenzione i centri per senza carte, le leggi razziste del nostro paese, la difficoltà del governo a fare fronte ad una spesa enorme, tra gestione dei centri, espulsioni, ristrutturazioni continue dei CIE danneggiati o distrutti dalle rivolte.
Siamo convinti che il governo intenda liberarsi della patata bollente, facendo sì che tutto cambi, affinché tutto resti come prima.
Proviamo a vedere come, andando oltre i toni intollerabilmente melensi dei media.
Iniziative contro il CIE di Gradisca in maggio e giugno
A pochi chilometri da noi a Gradisca d’Isonzo dal 2006 esiste un CIE (centro di identificazione ed espulsione). In questa prigione sono reclusi in condizioni durissime decine di cittadini non dell’unione europea per il solo motivo di non possedere (o non possedere più) un permesso di soggiorno valido. Divieto di leggere, di comunicare con l’esterno, psicofarmaci, privazioni e soprusi di ogni tipo sono pane quotidiano e provocano tra l’altro continui episodi di autolesionismo. Riteniamo importante far conoscere l’esistenza di questi luoghi e le logiche che li governano, promuovendo iniziative di informazione e denuncia. Invitiamo tutti e tutte a partecipare e a contribuire in modo attivo alle iniziative che si terranno nei prossimi giorni: Trieste, sabato 18 maggio dalle 17 in via delle Torri (dietro la chiesa di s.antonio) Pordenone, sabato 18 maggio dalle 17 in p.tta Cavour Udine, sabato 24 maggio al nuovo spazio sociale in viale Osoppo Le iniziative vogliono anche promuovere la partecipazione al presidio regionale che ci sarà sabato 1 giugno nel pomeriggio di fronte al CIE di Gradisca indetto dal Coordinamento regionale contro i CIE.Sabato 20 aprile – Il CIE tra la movida di Torino
ore 19,30 aperibenefit antirazzisti sotto processo ore 20,30 assemblea sui CIE con testimonianze ore 22 presidio antirazzista itinerante per portare il CIE in mezzo alla città. Appuntamento alle 19,30 in largo Saluzzo "Baldacci ti ricordi di Fatih? Croce Rossa assassina!" Questo striscione è apparso lo scorso mese davanti alla villa di Antonio Baldacci, responsabile del CIE di Torino. Fatih era un immigrato tunisino senza documenti rinchiuso nel CIE di Torino. Nella notte del 23 maggio 2008 stava male. Per tutta la notte i suoi compagni di detenzione chiesero inutilmente aiuto. La mattina dopo Fatih era morto. Non venne eseguita nessuna autopsia. Non sappiamo di cosa sia morto Fatih. Sappiamo però che in una struttura detentiva gestita dalla Croce Rossa nessuno lo ha assistito. Due giorni dopo il colonnello e medico Baldacci dichiarerà "gli immigrati mentono sempre, mentono su ogni cosa". Parole che ricordano quelle degli aguzzini di ogni dove. Il 2 giugno 2008 un gruppo di antirazzisti si recò a casa Baldacci per un "cacerolazo". Si batterono le pentole davanti alla sua casa, si distribuirono volantini, si appesero striscioni. La protesta di persone indignate per una morte senza senso. Oggi quella protesta è entrata nel fascicolo del processo contro 67 antirazzisti, che lottarono e lottano contro le deportazioni, la schiavitù del lavoro migrante, la militarizzazione delle strade. I 67 attivisti coinvolti nel processone sono accusati di fare volantini, manifesti, di lanciare slogan, di dare solidarietà ai reclusi nei CIE, di contrastare la politica securitaria del governo e dell'amministrazione comunale. L’impianto accusatorio della procura si basa su banali iniziative di contestazione. L'occupazione simbolica dell'atrio del Museo egizio - 29 giugno 2008 - per ricordare l'operaio egiziano ucciso dal padrone per avergli chiesto il pagamento del salario; la contestazione - 17 luglio 2008 - dell'assessore all'integrazione degli immigrati Curti, dopo lo sgombero della casa occupata da rom in via Pisa; la giornata - 11 luglio 2008 - contro la proposta di prendere le impronte ai bambini rom di fronte alla sede leghista di largo Saluzzo; la protesta - 20 marzo 2009 - alla lavanderia "La nuova", che lava i panni al CIE di corso Brunelleschi… ma l'elenco è molto più lungo. Decine iniziative messe insieme per costruire un apparato accusatorio capace di portare in galera un po’ di antirazzisti. Nel CIE di Torino negli ultimi due mesi si sono susseguite le lotte e le rivolte. Tutte le sezioni del CIE sono state gravemente danneggiate. In febbraio la polizia ha pestato, gasato gli immigrati in rivolta dopo un fallito tentativo di fuga. Sei sono stati arrestati. Nonostante la repressione le lotte non si sono fermate. Per evitare la deportazione qualcuno si taglia, altri salgono sul tetto. Il CIE è quasi inagibile. In alcune sezioni gli immigrati dormono su materassi gettati in terra. La scorsa settimana tutti i reclusi, ormai solo 47, hanno fatto uno sciopero della fame di due giorni. Per la libertà. Nei CIE le lotte, le fughe, la gente che si taglia per sfuggire all'espulsione da lunghi anni sono pane quotidiano, come quotidiana è la resistenza di chi crede che, nell'Italia dei CIE, delle deportazioni, dei morti in mare, ribellarsi sia un'urgenza che ci riguarda tutti. Per questa ragione non accetteremo che le lotte di quegli anni vengano rinchiuse in un’aula di tribunale: porteremo le nostre ragioni nelle strade di questa città, continueremo a portare il CIE per le strade di Torino. Antirazzisti contro la repressione Ti ricordi di Fatih?Mercoledì 27 febbraio – processo agli antirazzisti
Mercoledì 27 febbraio prima udienza del processo a 67 antirazzisti torinesi
La Procura mette in scena un processo alle lotte.
Si vuole ad ogni costo ottenere condanne per togliere di mezzo compagni e compagne che in questi anni hanno lottato contro le leggi razziste del nostro paese, in solidarietà ai senza carte rinchiusi nei CIE, agli immigrati/schiavi.
I 67 attivisti coinvolti nei due processoni sono accusati di fare volantini, manifesti, di lanciare slogan, di dare solidarietà ai reclusi nei CIE, di contrastare la politica securitaria del governo e dell’amministrazione comunale. In altre parole sono accusati di avere idee scomode, che si traducono in scelte politiche scomode.
Se sperano di spaventarci si sbagliano.
In questi anni le iniziative di opposizione al razzismo, alle politiche securitarie, al militarismo allo sfruttamento si sono moltiplicate sul territorio.
L’urgenza politica e morale di allora è la stessa di oggi.
Ma l’indignazione non basta. Bisogna mettersi di mezzo.
Rompere il silenzio sugli orrori quotidiani dei CIE, opporsi alle deportazioni forzate, agli sgomberi delle baracche, ai militari nelle strade, allo sfruttamento dei più poveri.
Porteremo il loro processo nelle strade di questa città!Sabato 2 marzo – Portiemo il CIE nel salotto della città! – presidio antirazzista
Il 27 febbraio e cominciato il primo di due processi agli antirazzisti che, tra il maggio del 2008 e il maggio del 2009, attraversarono l'esperienza dell'Assemblea Antirazzista Torinese.
La lotta contro i CIE ha segnato alcuni momenti importanti di quell'anno ed è oggi un fronte sempre più caldo di resistenza al razzismo di Stato nella sua concreta, quotidiana, materialità.
La morte di Fathi, un immigrato tunisino lasciato senza cure nell'allora "nuovo" CPT di Torino, fu il banco di prova di una relazione politica ancora embrionale.
La lotta che ne seguì fece da catalizzatore per quelle che seguirono.
Oggi le protesta di fronte alla casa del colonnello e medico Antonio Baldacci, responsabile per la Croce Rossa militare della struttura detentiva di corso Brunelleschi, è entrata nel fascicolo del processo.“Il CIE nel salotto della città”
Il 2 marzo con un presidio itinerante per il centro cittadino porteremo quella storia negata e dimanticata in mezzo alla città.
Appuntamento alle 15 in piazza Castello.
Sabato 23 febbraio punto info solidale con gli antirazzisti sotto processo
Sabato 23 febbraio punto info sul processo a 67 antirazzist*
a Porta Palazzo - sotto i portici all'angolo con corso GiulioRompere il silenzio
Negli ultimi vent’anni il disciplinamento dei lavoratori immigrati è stata ed è tuttora una delle grandi scommesse dei governi e dei padroni, che puntano sulla guerra tra poveri per spezzare il fronte della guerra di classe.
Nel nostro paese è stata costruita una legislazione speciale per gli immigrati, persone che, sebbene vivano in questo paese, devono sottostare a regole che ne limitano fortemente la libertà.
Chi si oppone alle politiche e alle leggi discriminatorie e oppressive nei confronti degli immigrati entra nel mirino della magistratura.
Tre anni fa la Procura giocò la carta dell’associazione a delinquere ed arrestò sei antirazzisti. Il teorema non resse in Cassazione ma la Procura voleva comunque mandare alla sbarra l’Assemblea Antirazzista torinese.
Oggi la Procura mette in scena un processo alle lotte. In due atti.
Il primo atto va in scena il 27 febbraioArance amare – mostra itinerante per i mercati di Torino – 26 gennaio 2013
Le arance, i mandarini, le clementine che fanno mostra di se nei mercati di Torino, sono state raccolte da lavoratori stagionali, che vengono pagati 50 cent alla cassetta di arance, 1 euro per cassetta di mandarini. Ogni cassetta pesa una media di 18/20 chili. In una giornata di lavoro la media arriva a 25 euro. In nero, non tutti i giorni ma solo quelli che il caporale ingaggiato dai padroni decide di sceglierti. Se alzi la testa, se reclami per i ritmi o per la paga, puoi anche andartene, perché nessuno ti chiamerà più.
I media ci raccontano di migrazioni epocali, di emergenze continue per giustificare le condizioni di vita indecenti di questi lavoratori. Per loro non ci sono tende o gabinetti funzionanti quando arrivano nella piana di Gioia Tauro per la raccolta degli agrumi. Di affittare una casa non se ne parla nemmeno: a Rosarno o a San Ferdinando una stanza costa come nel centro di Milano o Roma.
In realtà basterebbero pochi soldi per mettere su strutture decenti, basterebbero liste publiche per tagliare fuori i caporali, basterebbe che chi guadagna, e bene, sul lavoro degli stagionali, ci mettesse qualcosa del suo per garantire loro un letto e una doccia. Invece no. Così le tendopoli scoppiano subito, circondate da baracche fatte di lastre di amianto e teli di plastica, così per i bisogni ci sono buche a cielo aperto.
Quella dell'emergenza è una bufala che ci raccontano perché è più facile immaginare una fame tutta africana, che vedere la realtà. La realtà è fatta di operai del nord che hanno perso il lavoro e vengono a fare la raccolta per rimediare un salario, la realtà è fatta di richiedenti asilo che attendono da oltre due anni la risposta che consentirebbe loro di andare via, di cercarsi un lavoro stabile. La guerra in Libia è finita da due anni, ma i profughi di quella guerra vivono ancora in un limbo apolide.
Se vedessimo la realtà vedremmo che la condizione degli africani di Rosarno è ormai la condizione di tanta parte dei lavoratori italiani. L'unica emergenza è quella quotidiana di uno sfruttamento senza limiti, perché per i padroni non conta il colore delle pelle, ma quello dei soldi.
Le arance che mangiamo sono sempre più amare.Sabato 26 gennaio mostra itinerante e volantinaggio nei mercati delle zone popolari di Torino.
Appuntamento alle 9,30 in corso Palermo 46 - per info: 338 6594361Frontiere d’Europa. 30 nuovi centri di detenzione in Grecia
Grecia. Il ministro della protezione civile M. Chrysohoidis, ha annunciato ieri l'apertura di trenta nuovi centri di detenzione per immigrati in collaborazione con il ministero degli esteri.
Il ministro si è incontrato con i governatori di dieci province greche per verificare la loro disponibilità ad ospitare i centri. Ha anche fornito assicurazione che l'Unione Europea si è impegnata a versare 250 milioni di euro per i prossimi tre anni.
Per ciascuno dei centri sarà istituito un apposito presidio di polizia di almeno 150 agenti oltre a 70 guardie private, ogni 250 immigrati detenuti.
Secondo il piano presentato ogni centro sarà diviso in quattro sezioni, in ciascuna delle quali saranno rinchiusi 250 immigrati. Ognuno dei nuovi lager "ospiterà" 1000 senza carte, per un totale di 30.000 prigionieri.
La Grecia si candida così al ruolo di paese cuscinetto tra i paesi più ricchi dell'Unione e le aree di emigrazione. Un avamposto di frontiera, ben pagato per il servizio reso.-
ultime notizie
- Da Trapani a Gradisca. Etica e affari
- Guerra. Mitraglia sul Mare Nostrum
- Ex Moi. Un anno di autogestione
- Svizzera a braccia chiuse
- Grecia. Le frontiere dell’odio
- CIE. Tutto cambia, tutto resta come prima
- QUANDO CHIUDE UN LAGER
- Colpo di spugna al reato. La clandestinità resta
- Immigrazione. Outsoucing della violenza: l’Italia delega alla Libia
- Ancona: continua l’occupazione e l’esperienza della “casa de nialtri”
archivio
- Marzo 2014
- Febbraio 2014
- Gennaio 2014
- Dicembre 2013
- Novembre 2013
- Ottobre 2013
- Settembre 2013
- Agosto 2013
- Luglio 2013
- Giugno 2013
- Maggio 2013
- Aprile 2013
- Marzo 2013
- Febbraio 2013
- Gennaio 2013
- Dicembre 2012
- Novembre 2012
- Ottobre 2012
- Luglio 2012
- Giugno 2012
- Maggio 2012
- Aprile 2012
- Marzo 2012
- Febbraio 2012
- Gennaio 2012
- Dicembre 2011
- Novembre 2011
- Ottobre 2011
- Settembre 2011
- Agosto 2011
- Luglio 2011
- Giugno 2011
- Maggio 2011
- Aprile 2011
- Marzo 2011
- Febbraio 2011
- Gennaio 2011
- Dicembre 2010
- Novembre 2010
- Ottobre 2010
- Settembre 2010
- Agosto 2010
- Luglio 2010
argomenti
dove/come/quando/perché
- approfondimenti
- appuntamenti
- appuntamenti aprile 2011
- appuntamenti dicembre 2010
- appuntamenti dicembre 2011
- appuntamenti febbraio 2011
- appuntamenti gennaio 2011
- appuntamenti gennaio 2012
- appuntamenti giugno 2011
- appuntamenti maggio 2011
- appuntamenti marzo 2011
- appuntamenti novembre 2010
- appuntamenti novembre 2011
- appuntamenti ottobre 2010
- appuntamenti ottobre 2011
- appuntamenti settembre 2010
- appuntamenti settembre 2011
- cassetta degli attrezzi
- CIE
- contatti
- Rompere le gabbie aprire le frontiere. L’incontro di Parma su immigrazione, lavoro, CIE
tag
- anarchici
- autolesionismo
- bari
- bologna
- brescia
- caporali
- CARA
- cariche
- chi lucra sui CIE
- CIE
- contestazione
- danneggiamenti
- deportazione
- fuga
- gradisca
- guerra tra poveri
- immigrazione
- italia in guerra
- lampedusa
- lavoro
- lega
- livorno
- milano
- parma
- periferie
- pestaggio
- picchetto
- processo
- rassegna stampa
- razzismo di stato
- reggio emilia
- respingimenti in mare
- rifugiati
- rivolta
- roma
- sanatoria truffa
- sardegna
- sbarchi
- sciopero
- sciopero della fame
- tendopoli
- torino
- trapani
- trieste
- volo
admin
Archivi tag: rassegna stampa
Torino. Furia d’agosto al CIE
“Noi da qua non scendiamo. L’altra sera la polizia ci ha sparato i lacrimogeni”. È una torrida domenica di agosto, ancora più torrida per i reclusi del CIE di corso Brunelleschi che nella notte sono saliti sul tetto delle aree bianca e blu. Chi parla è un immigrato appollaiato lassù, che spera che i microfoni di radio Blackout possano rompere il muro di silenzio e indifferenza che stringe le maglie delle gabbie che rinchiudono le vite dei senza carte.
Tutto comincia venerdì 19 agosto. Nella notte scoppia una rivolta che investe diverse aree del CIE: vanno a fuoco materassi e suppellettili, un ragazzo si taglia, un altro cerca di impiccarsi. I poliziotti rifiutano di far arrivare le ambulanze e assediano le gabbie. Poi entrano nelle aree ribelli colpendo con i manganelli e gli spray urticanti. Impiegano anche i cani . Alcuni ragazzi vengono feriti. Poi cala una calma tesa, tra le minacce degli uomini in divisa e la rabbia dei prigionieri.
La mattina dopo la protesta riprende: sciopero della fame e battiture. Nella notte molti decidono di salire sui tetti.
Alcuni antirazzisti fanno un piccolo presidio solidale in serata. Un secondo presidio notturno viene disperso dalla polizia, tra le proteste e le urla degli immigrati sul tetto. Due donne vengono fermate, trattenute a lungo in questura e rilasciate con un bel pacchetto di denunce.
Il solito gruppetto di residenti incarogniti urla contro chi è abbastanza umano da non tollerare che nella loro città vi sia una galera per chi è nato povero.
Domenica 21 nuovo presidio solidale al CIE. Un compagno si guadagna subito un soggiorno di tre ore al commissariato di corso Tirreno per aver provato senza successo a lanciare bottigliette d’acqua agli immigrati sul tetto della sezione blu, quella più vicina alla strada. Dal tetto arriva un messaggio in una bottiglia di plastica: “aiuto e libertà”.
Alcuni residenti si avvicinano e comincia un dialogo meno incarognito del solito.
Il quotidiano “La Stampa” racconta un’altra storia. Per il quotidiano torinese si sarebbe trattato di un fallito tentativo di fuga di messa, seguito da una rivolta con danneggiamenti della mensa dell’area bianca. L’innesco di questo fuoco d’agosto sarebbero state le palline infarcite di messaggi lanciate dagli antirazzisti. Stessa musica nell’articolo del 21 agosto.
Se bastassero gli incitamenti a innescare le rivolte, oggi dei CIE resterebbe ben poco.
Le rivolte, le fughe sono normali in un mondo di gabbie e filo spinato.
Chi si oppone alle frontiere da sostegno ai ribelli e cerca di spezzare il silenzio e le bugie su questi moderni lager della democrazia.
Continua a leggere
Rivolta e incendio al CIE di Santa Maria Capua Vetere
Giovedì 9 giugno. Nella notte tra martedì 7 e mercoledì 9 è scoppiata una rivolta nel nuovo CIE/tendopoli nell’ex caserma Andolfato. La scintilla le botte e gli sfottò verso un giovane immigrato che chiedeva di poter tornare a casa per il funerali del fratello.
La risposta della polizia è stata durissima: cariche, botte e lancio di lacrimogeni.
I lacrimogeni avrebbero innescato un incendio, che ha distrutto buona parte delle tende del CIE.
Completamente diversa la versione della polizia che accusa gli immigrati di aver incendiato le tende per coprire un tentativo di fuga.
Secondo il Corriere del Mezzogiorno la procura ha messo sotto sequestro il CIE e i 98 immigrati tunisini – venti dei quali malconci dopo gli scontri e l’incendio – sono stati trasferiti.
Repubblica riferisce che gli immigrati sarebbero stati prelevati nella notte e trasferiti in altre strutture dell’Italia meridionale. Secondo gli avvocati che hanno seguito per l’intera nottata la vicenda una trentina di loro dovrebbero ottenere il permesso, altrettanti hanno qualche possibilità, mentre per gli altri sarebbe certa l’espulsione.
Un fatto è certo. C’è un CIE di meno.
Continua a leggere
Gradisca. Nuova gestione per CIE e CARA
Il Cie e il Cara di Gradisca cambieranno gestione per la terza volta. Dopo la cooperativa Minerva e il consorzio Connecting People il lucroso business passa alla transalpina Gepsa – sede a Parigi – in associazione con Cofely Italia e le coop italiane Acuarinto di Agrigento e Synergasia di Roma.
Gepsa e gli altri soci del “consorzio temporaneo d’impresa” messo su per l’occasione dovrebbero entrare in pista il primo maggio.
Le buste delle offerte erano state aperte il 1 febbraio in prefettura a Gorizia. C’era anche un gruppo di antirazzisti che disse la propria agli aspiranti aguzzini.
Le lotte antirazziste in questi lunghi mesi di resistenza migrante si sono intensificate culminando nella giornata di lotta del 12 marzo scorso – a cinque anni dall’apertura del lager – organizzata dai compagni del Coordinamento Libertario Regionale, mentre un nuovo presidio si è tenuto sabato 2 aprile.
Vedremo nei prossimi mesi come se la caveranno nuovi gestori di fronte alla voglia di libertà e rivolta che i reclusi hanno sempre espresso.
Continua a leggere
CIE di Gradisca. Rivolta e fughe
Lunedì 21 marzo. Non è durata a lungo la quiete al CIE. Ieri un gruppo di prigionieri avrebbe tentato la fuga. Il sequestro dei cellulari impedisce da tempo i contatti diretti e, quindi, il condizionale è d’obbligo.
Secondo le agenzie sei immigrati sono riusciti a far perdere le proprie tracce mentre sette sono stati arrestati. In serata altri quattro o cinque sarebbero saliti sul tetto ma sono stati obbligati a scendere.
Oggi a Gorizia ci sarà una riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza, che discuterà anche del CIE di Gradisca. Da ormai quasi un mese i cento reclusi del CIE sono accampati nelle aree comuni del Centro, ormai quasi completamente distrutto dalle continue rivolte ed incendi.
Intanto nel vicino CARA sempre più forte è il timore che da un giorno all’altro i richiedenti asilo vengano deportati a Mineo.
Aggiornamento del 22 marzo: da quel che si apprende dai giornali di oggi la rivolta e la fuga di domenica sono state di ben più ampie di quanto era stato fatto trapelare in un primo tempo. Anzi. Le stanze ancora in piedi dopo le sommosse di fine febbraio sono state danneggiate ulteriormente.
Brutte notizie invece dal fronte del CARA, pare certo che questa notte tre richiedenti asilo siano stati deportati a Mineo.
Dentro i reclusi sono preoccupati ma decisi a resistere.
Continua a leggere
Gradisca. Lavori, appalti e chiacchiere
Le feste non spengono l’attenzione sul CIE di Gradisca. Anzi. Il consigliere regionale Antonaz, dopo una visita alla struttura, ha rilasciato dichiarazioni roboanti. Ha detto che “la situazione al Cie è inaccettabile”, che quello di Gradisca va chiuso. Peccato che Antonaz se ne sia stato zitto per anni.
Non è da meno l’ormai celebre parroco di Gradisca, Maurizio Quaglizza, che dichiara ai giornali che “il Cie è angosciante come un carcere”. Peccato che non abbia nulla da dire sulla benedizione dei nuovi lampioni pagati da Maroni, per rendere più difficile la fuga dal Centro.
Ci sono invece importanti novità sui lavori di ristrutturazione e il nuovo bando per la gestione.
I lavori sono stati assegnati, la fortunata ditta è veneta, la Easy Light Impianti s.r.l. con sede a San Michele al Tagliamento in via Apicilia Pozzi 10, tel. 043154005-043154361, e-mail: easylight@netanday.it.
Chi sa? Potrebbe essere interessante telefonare o spedire una mail con una domanda semplice semplice: ristrutturare un lager è un lavoro come un altro?
Ancora non si sa quanto tempo ci vorrà per finire e neppure se in quel periodo il CIE sarà svuotato.
Di sicuro c’è che il 1 febbraio sapremo se CIE e CARA avranno un nuovo gestore.
A cinque anni dall’apertura del Centro friulano – era il 7 marzo del 2006 – il 2011 si annuncia all’insegna delle novità. Una bella ristrutturazione per rendere più difficili le fughe, e magari altri secondini al posto di quelli di Connecting People. Spetta agli antirazzisti fare il possibile, per incepparne i meccanismi.
Un buon augurio per l’anno nuovo? Che chiudano, e per sempre, tutti i CIE. Continua a leggere
Cie di Gradisca: tra scritte, preti e lampioni
Gradisca, 3 dicembre. Non accenna a placarsi il dibattito su quello che succede dentro e fuori le mura del CIE. Dopo i vari casi di autolesionismo dei giorni scorsi, ora è una scritta tracciata sulla facciata del comune di Gradisca a provocare le polemiche. Tutto accade pochi giorno dopo l’inaugurazione – con tanto di benedizione del parroco – dei nuovi lampioni intorno al CIE. Più luce intorno alle gabbie per garantire maggiore “sicurezza”. Per rendere la vita più difficile a chi cerca di riprendersi la libertà. Continua a leggere
Cie di Gradisca. Rivolta quotidiana. Un arresto
È tornata calda anzi caldissima la situazione nella struttura isontina. Dopo le tensioni dei giorni scorsi non accenna a calmarsi la situazione dentro il CIE. Tutto questo agitarsi dei reclusi sta continuando a far innervosire sbirri e istituzioni che si chiedono preoccupati che cosa potrebbe succedere se il centro – dopo lo svuotamento e i lavori – tornasse a piena capienza. Continua a leggere
Bologna, Brescia, Torino. Cortei, cariche, arresti
Sabato 13 novembre, Bologna. Diverse migliaia di persone partecipano al corteo regionale contro la truffa della sanatoria colf e badanti, il permesso di soggiorno a punti, la Bossi-Fini, i CIE.
Sabato 13 novembre, Brescia. Il corteo indetto dalla “Rete antifascista bresciana”, aperto dallo striscione “Fuochi di resistenza” ha sfilato sino alle transenne piazzate dalla polizia per impedire di avvicinarsi alla gru. Qui è arrivata la notizia la notizia dell’ennesimo rifiuto alla richiesta di portare cibo e coperte ai quattro ragazzi lassù da 14 giorni: i manifestanti hanno provato a spostare le transenne, lanciato slogan e bottiglie contro la polizia. Il corteo è stato caricato con violenza per ben tre volte: numerosi i feriti. Cinque compagni sono stati fermati e altri tre arrestati.
Sabato 13 novembre, Torino. Un gruppetto di antirazzisti – solidali con le lotte dei migranti bresciani – fa un giro per il quartiere S. Salvario armato di striscione e megafono. Arrivano tre pattuglie di carabinieri e subito comincia un dialogo a suon di manganellate. Cinque compagni vengono portati nella caserma di via Guido Reni. Una trentina di compagni si raduna lì: in tarda nottata pareva certo li avessero arrestati tutti. Continua a leggere
Trapani. Nuova rivolta al CIE: cinque arresti
Martedì 9 novembre. Nella notte esplode una rivolta nel CIE Trapani, il “Serraino Vulpitta”. Mobili e suppellettili distrutte e lunghe ore di tensione. È finita con cinque arresti. Continua a leggere
CIE di Gradisca: fra assoluzioni e tensioni
E’ finito ieri uno dei processi che vedeva coinvolti i militanti antirazzisti che in questi anni si stanno battendo contro il CIE di Gradisca. Stavolta tutti i 24 imputati (fra cui numerosi anarchici del Coordinamento Libertario regionale contro i CIE) sono stati assolti.
Qui la rassegna stampa.
Intanto il CIE continua a navigare in brutte acque fra dipendenti incazzati per gli stipendi non pagati, capienza ridotta e tensioni e tentativi di fuga. Continua a leggere
Elmas. Devastato il CPA, occupato l’aeroporto
Lunedì 11 ottobre. Lo dicevamo da tempo. Il Centro di prima accoglienza di Elmas è una polveriera destinata ad esplodere. Il primo ottobre era andata in fumo una camerata, il 5 ottobre, un intero piano era stato danneggiato. Lunedì nel primo pomeriggio gli immigrati si sono impadroniti della palazzina. Alcuni hanno tentato la fuga, altri hanno invaso la pista dell’aeroporto civile di Elmas, dove è scoppiato il caos. Per ore è stata caccia all’uomo. Alla fine il bottino della polizia è stato di 11 immigrati, tutti arrestati e condotti in carcere. Gli altri non sono rimasti con le mani in mano: hanno fatto a pezzi tutto quello che potevano. Quando gli agenti dell’antisommossa sono riusciti ad espugnare l’ex caserma l’interno era un cumulo di macerie. Continua a leggere
Brescia. Corteo e sciopero della fame contro la sanatoria truffa
Martedì 28 settembre, Brescia. In mattinata alcune centinaia di immigrati si sono dati appuntamento in piazza della Loggia, da dove sono partiti in corteo. Dopo una prima sosta in prefettura si sono rimessi in strada sino alla sede del Tar. … Continua a leggere
Roma. Sanatoria truffa: denunce ed espulsioni
Anche Roma, come in luglio a Reggio Emilia, sono arrivate le denunce per gli immigrati, che hanno presentato domanda di permesso di soggiorno in seguito alla sanatoria per colf e badanti fatta lo scorso anno dal governo. Continua a leggere
CIE di Gradisca: rassegna stampa del 5 agosto
«Al Cie lavoriamo nel terrore». Lo dicono alla stampa quelli del consorzio Connecting People che gestisce, tra gli altri, il CIE di Gradisca. Gestire un lager “è un’opportunità”. Lo diceva lo scorso anno Mauro Maurino, esponente piemontese del consorzio in gara per la gestione … Continua a leggere