Giovedì 16 dicembre. Hassan e Arbil, in sciopero della fame da ormai 14 giorni al CIE di corso Brunelleschi, sono decisi a non mollare. Hassan, visitato ieri all’ospedale “Martini” di via Tofane, è dimagrito di 12 chili ed ha ancora nell’intestino una pila e due bulloni ingoiati nel corso della protesta. Anche Bachir, in sciopero dall’8 dicembre, va avanti.
Si moltiplicano le iniziative di informazione e sostegno alla loro lotta. Una lotta di libertà, sin dal 14 luglio quando parteciparono alla rivolta che rese inagibile la sezione bianca. Per questo hanno trascorso cinque mesi alle Vallette e, dopo il processo che li ha condannati, sono stati riportati al CIE e messi in isolamento.
Dopo i presidi di domenica 12 dicembre, nella mattinata di ieri c’è stato un volantinaggio informativo al “Martini” per sensibilizzare medici e sanitari su quanto avviene al CIE e sulla pratica diffusa di addomesticare i referti medici di chi arriva pesto e sanguinante dai centri.
In prima serata c’è stato un presidio volante di fronte al muro di via Monginevro, quello più vicino alle celle di isolamento, dove sono rinchiusi al freddo Hassan ed Arbil. Grida e slogan di saluto sono state rivolte ai reduci della rivolta del 12 dicembre in via Corelli a Milano.
Aggiornamenti al 17 dicembre. Arbil è stato deportato oggi in Marocco: ieri lo avevano prelevato al CIE e fatto dormire in questura. Con lui sono partiti altri due reclusi dal CIE, Said e Bachir. Hassan invece è ancora la CIE e continua a non mangiare: questa sera ha ingoiato altre due pile e perdeva sangue dal naso. Ma non intende mollare.
Prossimo appuntamento sabato 18 dicembre dalle 15 in piazza Castello angolo via Garibaldi. Per raccontare dell’Italia al tempo dei lager, delle lotte nei CIE, di Elhdj Seyou Gadiaga, l’immigrato bresciano morto dopo 24 ore in cella di sicurezza. Ma non solo. Vi parleremo anche del nuovo “pacchetto sicurezza” approvato in questi giorni in parlamento.
Aggiornamenti al 19 dicembre. Hassan, stremato dal lungo sciopero, ha deciso di interrompere la protesta.